Vittima di malasanità: cosa si può fare
Quello della malasanità è un tema che, purtroppo, balza spesso agli onori della cronaca. In Italia, però, i casi di errori riparabili o irreparabili tra le mura di un ospedale sono molti di più di quanto i giornali possano raccontare. Si stima che al giorno d’oggi siano ben 300.000 i contenziosi pendenti per malasanità.
Le cause di danni potrebbero costare allo stato ben 2,5 miliardi di euro, cifra comunque “irrisoria” se si pensa che il Sistema Sanitario Nazionale ha finora speso ben 13 miliardi per la cosiddetta “medicina difensiva”. L’eccesso di zelo da parte dei medici, proprio per evitare eventuali contenziosi, ha portato all’impennata di richieste per esami ed analisi potenzialmente inutili.
Malasanità: alcuni dati
I dati resi pubblici dal Ministero della Sanità sono preoccupanti. Si parla di 26 interventi chirurgici all’arto sbagliato, 16 interventi totalmente errati (il paziente necessitava di un altro tipo di intervento), 159 pazienti cui è stato lasciato materiale sanitario all’interno del corpo – garze, pinze o quant’altro – per cui si registrano 139 deceduti.
Malasanità: ci sono errori evitabili?
Secondo molti professionisti del settore sono parecchi gli errori medici evitabili. Diversi contenziosi, infatti, non dipendono direttamente da un errore del medico ma dall’ambiente in cui avvengono le cure. I tagli alla sanitàsempre maggiori hanno portato ad una diffusa disorganizzazione tra le corsie ospedaliere ed a una cattiva igienedei presidi ospedalieri (anche qui la cronaca ne abbonda).
Esiste, poi, la responsabilità medica che si concretizza quando un errore terapeutico o diagnostico del medico provoca un danno al pazienteche ha richiesto una prestazione sanitaria. Ovvero il medico viene sanzionato perché applica linee terapeutiche errate e non si attiene ai codici di comportamento.
I settori con il maggior numero di contenziosi aperti sono la ginecologia, l’ostetricia e la chirurgia. Cercando di tutelarsi ma allo stesso tempo di garantire il diritto alla salute, il Governo ha emanato una serie di norme per accertarsi che le cause mediche siano reali e non pretestuose. Una di queste è la cosiddetta legge Gelli-Bianco.
Come denunciare un errore per malasanità
La legge Gelli-Bianco ha capovolto l’impianto probatorio in caso di causa per malasanità. Con la riforma, il compito di dimostrare che l’errore subito sia reale e sia avvenuto a causa del medico spetta al paziente. Ovvero deve essere la parte lesa a dimostrare il torto subito e non il medico a difendersi. La parte più difficile, ovviamente è dimostrare il rapporto causa-effettotra errore medico e danno subito.
Se questa norma ha evitato molti contenziosi pretestuosi, è necessario dire che è molto più difficile per il paziente ottenere il giusto risarcimentoin caso di errore. Quindi se gli operatori sanitari dovrebbero essere più tranquilli nel loro lavoro – sono comunque obbligati a stipulare una polizza assicurativa – i pazienti hanno una tutela in meno.
Ad ogni modo la procedura per denunciare un errorerimane sempre la stessa: bisogna acquisire la cartella sanitaria – che è l’insieme di tutti i dati sanitari, le valutazioni mediche ed i trattamenti effettuati – e consegnarle ad uno studio legale specializzato, il quale ordinerà perizie scientifiche a prova della tesi della parte offesa. La relazione finale conterrà la spiegazione scientifica dell’errore subito ed una quantificazione del risarcimento.
I tempi per ottenere il risarcimento
Non esiste una casistica univoca: i tempi dipendono dalla strada che ogni professionista medico-legale decide di percorrere. In genere, seguendo un’apposita normativa, ci possono volere anche pochi mesi; ma i tempi si possono facilmente dilatare.
Con la nuova legge Gelli-Bianco le statistiche parlano chiaro:le denunce per malasanità sono in diminuzione, ma il sospetto che le cose non siano veramente migliorate è forte. Molto probabilmente è stato reso solo più difficile poter dimostrare le proprie ragioni.