A Verona si sono appena spenti i riflettori sulla 52esima edizione del VINITALY che ci ha regalato numeri da record: 4.380 espositori (130 in più rispetto al 2017), 36 Paesi stranieri presenti nell’International WineHall (erano 29 la scorsa edizione); numeri che raccontano una Kermesse di eccellenze assolute nel settore vitivinicolo, un vero fiore all’occhiello per l’intero Paese. A questo appuntamento hanno partecipato un pò tutti: dagli addetti ai lavori a tanta gente comune. Qui, in questi quattro giorni è stata presentata l’Italia migliore, che lavora, che innova, che riesce a coniugare il lavoro nei campi con l’innovazione tecnologica e le nuove frontiere del commercio digitale.
Il Vinitaly è stato un grande show con migliaia di espositori e centinaia di attività, È stata una passerella per le acrobazie culinarie degli chef del momento e gli abbinamenti cibo-vino più ricercati o più azzardati. La manifestazione da qualche anno è anche uscita dagli spazi – angusti – della fiera (a proposito, quando un moderno impianto fieristico a Verona?) per abbracciare anche il centro storico con i tanti eventi collaterali di Vinitaly and the City che ha fatto registrare circa 60mlia presenze. Per molti è stata un’occasione per scoprire e vivere Verona con le sue piazze e le strade più belle.
Il Vino fa tendenza anche tra i politici
Il Vinitaly è stata anche l’occasione per per cercare di capire di più di questo universo di etichette, produttori e consumatori che vale quasi 14 miliardi di euro, di cui circa 6 miliardi derivanti dall’export. Non a caso quello che quest’anno doveva essere un Vinitaly senza un ministro delle Politiche Agricole titolare, si è trasformato nell’edizione con il più alto tasso di politici presenti in campo. Quelli annunciati, quelli a sorpresa, quelli abituali e quelli alla loro prima volta. Da questa “passerella”, l’attento cronista ha sicuramente intercettato un messaggio forte e chiaro: il vino italiano oggi rappresenta un nodo centrale dell’economia e della politica italiana. Chiunque avrà l’incarico di formare il nuovo Governo sa, quindi, che c’è un settore che vale 14 miliardi di euro e che non può essere ignorato.
Un settore ancora in crescita
Aldilà della politica e dei suoi futuri scenari, qui c’è stata la presenza di tutto il mondo vitivinicolo che guarda sempre più all’export, come ricorda la coordinatrice Vino Alleanza Cooperative Agroalimentari Ruenza Santandrea: “Guardando la mappa degli scambi mondiali, spicca il grande ritorno della Russia come Paese importatore di vino, dopo la chiusura dell’embargo, mentre c’è grande attesa per l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio con il Giappone”. Ci sono le Doc che festeggiano proprio qui a Verona i propri compleanni. Dalle più anziane, come il Montepulciano d’Abruzzo, il Verdicchio dei Castelli di Jesi o la Doc di Torgiano (ma l’elenco potrebbe continuare), che spengono quest’anno le 50 candeline, alla giovanissima Doc Pinot Grigio delle Venezie, al suo primo compleanno. Ci sono, poi, le associazioni di settore che chiedono proprio ai politici e al prossimo Governo delle risposte urgenti su temi importanti, come Comitato Vini (non ancora nominato), decreti attuativi (mancano quelli su analisi e controlli, contrassegni) e Ocm promozione.
Il Vino Biologico
Da Verona è venuto fuori una altra tendenza: quella del vino biologico. Nel 2016, registra la FederBio, le vendite complessive di questi vini hanno toccato i 275 milioni di euro, con un balzo rispetto al 2015 del 34%, di cui 192 milioni sono stati esportati soprattutto in Paesi quali la Germania e, più in generale, tutto il Nord Europa. Il vino biologico non sembra essere più una moda passeggera: il rapporto con i consumatori si sta irrobustendo grazie anche al salto di qualità produttiva fatto negli ultimi anni, con prodotti che possono competere assolutamente sulla scena nazionale e internazionale. Tanto che ora prodotti biologici, naturali e biodinamici stanno facendo capolino anche sugli scaffali dei supermercati.
Le eccellenze Campane al Vinitaly
Anche la Campania conferma il buon momento con una crescita nel 2017 rispetto all’anno precedente del 16% per un valore complessivo di 56 milioni. Al Vinitaly, presso il padiglione Campania, erano presenti 182 aziende, in particolare con la Camera di Commercio di Napoli 26 le aziende del territorio, una realtà produttiva caratterizzata dalla straordinaria vocazione del territorio dal Vesuvio, ai Campi Flegrei, Ischia e Capri. Una crescita vitivinicola che oltre al valore economico che segna positivamente il bilancio 2017, ha anche un considerevole e positivo impatto con con il paesaggio pronto ad accogliere le nuove tendenze del turismo del vino e della gastronomia. Le cinque province campane erano ben rappresentate: in testa Avellino, che ha portato in fiera 71 aziende, Benevento 36, Caserta 29, Napoli 26 e Salerno 20.
Una nota di merito va alla Costiera Amalfitana: nel padiglione della Regione Campania, sono stati assegnati ieri pomeriggio i “3 Cornetti Gold” della Guida della Regione Campania curata dall’Ais Campania.
Sette in tutto le etichette premiate al Vinitaly alla presenza del super testimonial Sal De Riso, che ha condiviso la gioia per l’importate traguardo con i suoi conterranei. Già, perché delle sette etichette premiate al termine della degustazione due sono proprio della Costiera Amalfitana. Si tratta della Scippata Riserva 2012 di Giuseppe Apicella (Tramonti) e del Fiorduva di Marisa Cuomo (Furore). Un importante riconoscimento per quella viticoltura eroica e di antica memoria praticata in Costiera Amalfitana tra i terrazzamenti scavati lungo i fianchi delle montagne che guardano l’azzurro mare.