USA Travel Ban, le Hawai sono contro
La nuova sfida a Donald Trump arriva dalle Hawaii, in merito al discusso Travel Ban che sarà operativo dal prossimo 16 marzo. L’arcipelago statunitense – fa sapere l’avvocato generale Doug Chin – si impegnerà infatti a procedere contro il bando, che di fatto vieterà l’ingresso negli Usa a cittadini provenienti da 6 paesi, considerati ad alto rischio terroristico: Siria, Yemen, Libia, Somalia Sudan, e Iran.
“Sotto il pretesto di sicurezza nazionale, colpisce ancora gli immigrati e i rifugiati. E lascia la porta aperta ad ulteriori restrizioni“, ha dichiarato Chin. Già contro il precedente ordine esecutivo – firmato il 27 gennaio scorso – le Hawaii avevano pronto il ricorso alle vie legali, quando fu poi sospeso per essere ora reintrodotto in maniera meno limitativa. Sono stati infatti riconosciuti diritti a possessori di visto e soprattutto di Green Card (l’autorizzazione permanente per gli stranieri di risiedere su territorio americano), e dalla lista nera dei sei paesi è uscito l’Iraq, che è oggi considerato un alleato nella lotta all’Isis. Viene confermata a 90 giorni la sospensione degli ingressi, arco temporale che sale a 120 giorni nel caso di rifugiati anche siriani.
La nuova direttiva è stata studiata per evitare profili di incostituzionalità, che ne avevano causato il blocco stabilito dalla corte d’appello di Washington. Ma secondo Neal Katyal, uno dei rappresentanti legali di Honolulu, “il nuovo ordine esecutivo soffre ancora degli stessi difetti costituzionali e statutari“.
Intanto l’avvocato generale della presidenza Trump, Jeff Sessions (nei guai per aver nascosto la verità sui contatti con l’ambasciatore russo negli Usa), rivela che 300 rifugiati sono coinvolti nelle indagini anti-terrorismo dell’FBI. In merito a questo, però, non sono stati forniti ulteriori dettagli: è quindi ignoto se tali indagati abbiano sfruttato il programma di tutela per entrare negli Stati Uniti, o se siano stati radicalizzati dopo il loro arrivo.