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Uno Nessuno e Centomila: trama e analisi del romanzo di Pirandello

Uno Nessuno e Centomila racconta le vicende del protagonista Vitangelo Moscarda

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”, scriveva Luigi Pirandello in Uno Nessuno e Centomila. Tema portante del romanzo è senza dubbio la disgregazione dell’io individuale di fronte agli stereotipi e alle forzature della società.

Emblema di tutto questo è Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo, antieroe per eccellenza nonché “gemello” di Mattia Pascal: immaturo, infantile, vanesio e inconcludente.

Ebbene, Uno Nessuno e Centomila è una delle opere più complesse dello scrittore siciliano, il “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”. Iniziato nel 1905 e terminato nel dicembre ’25 sotto forma di romanzo a puntate nella rivista La Fiera Letteraria, Uno Nessuno e Centomila è una pietra miliare della letteratura italiana del ‘900.

Uno Nessuno Centomila: la trama

La trama ruota attorno al protagonista Vitangelo Moscarda, un uomo ordinario che ha ereditato dal padre la banca e quindi vive di rendita. Viene soprannominato “Gengé” dalla moglie Didà, che ha il vizio di commentare scherzosamente i suoi difetti fisici. Uno di questi commenti, riguardanti la lieve stortura del naso, lo manda in crisi. Da qui comincia la frammentazione della sua personalità.

Questo stato frammentario porta Vitangelo non solo a rinunciare al lavoro nonostante il dissenso della moglie, che nel frattempo aveva abbandonato il tetto coniugale, ma a ribellarsi alla società e ai suoi stereotipi. Anche Anna Rosa, amica di famiglia, confessa all’uomo di aver cercato di convincere la moglie del fatto che  non fosse lo sciocco e sventurato che lei si immaginava. Intanto il protagonista conoscere la pazzia, sinonimo di libertà.

Vitangelo Moscarda conclude allora che, per uscire dalla propria prigionia, non basta cambiare nome, perché la vita è una continua evoluzione, il nome rappresenta la morte. Dunque, l’unico modo per vivere in ogni istante è vivere attimo per attimo la vita, rinascendo continuamente in modo diverso.

Uno Nessuno e Centomila: il significato

Luigi Pirandello muove da una base filosofica molto consolidata secondo la quale la realtà è vita, intesa come perpetuo divenire e soggetta a una costante trasformazione da uno stato all’altro. Tutto ciò che si stacca da questo moto perpetuo, non solo assume forma distinta e individuale, ma col tempo comincia a morire.

Lo stesso, afferma lo scrittore, succede per l’uomo: infatti l’essere umano si distacca dall’universale per assumere un profilo propriamente individuale, costretto com’è a indossare una “maschera” con la quale si presenta a sé stesso, e nel frattempo se ne allontana. Le maschere si moltiplicano nel momento in cui ci si cimenta nelle vicissitudini quotidiane della società. In questo caos l’io assoluto perde la sua individualità, da “uno” diviene “centomila”, dunque “nessuno.

L’esempio lampante è appunto Vitangelo Moscarda, il cui io individuale si disgrega quando la moglie gli fa notare scherzosamente alcuni suoi difetti fisici. Dettagli che spingono il protagonista a un’importante riflessione: infatti si renderà conto come l’immagine che aveva sempre avuto di sé non corrispondesse in realtà a quella che gli altri avevano di lui e cercherà in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io.

Il passo dalla disgregazione dell’io individuale alla follia è davvero breve e, in un certo senso, rappresenta il mantra di Pirandello. La follia non è nient’altro che una forma di ribellione contro gli stereotipi della vita sociale, che crollano col rivelarsi dell’incoscienza.

La contraddittorietà è alla base del destino di Moscarda: se da un lato fallisce dinanzi alle tante forme impostegli dalla società nel momento in cui indossa l’ennesima maschera, quella dell’adultero, dall’altro invece guarisce dalle angosce che lo perseguitano.

Ergo, se in un primo momento la consapevolezza di non essere “nessuno” gli dava un senso di orrore e di solitudine, adesso accetta l’alienazione totale da sé, rifiuta ogni identità personale, rinnegando infatti il suo stesso nome, e si abbandona al movimento incessante della vita, fatta di morte e di rinascita, in ogni attimo, senza la costrizione di alcuna maschera, ma identificandosi in ogni cosa, in una totale estraniazione dalla società.

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Veronica Mandalà

Palermitana di nascita, sono laureata in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Appassionata scrutatrice della realtà in tutte le sue sfumature, mi occupo di attualità, politica, sport e altro.
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