Chi era Lucio Battisti? Biografia, moglie, successi, malattia e morte
Lucio Battisti moriva a Milano il 9 settembre 1998 dopo undici giorni di ricovero
Sono trascorsi 22 anni dall’inaspettata morte di Lucio Battisti, uno dei più grandi compositori e cantautori della musica italiana di sempre. L’apporto che Battisti ha saputo dare alla canzone made in Italy in anni in cui il nostro Paese si riscopriva e affrontava periodi alquanto delicati è stato davvero eccezionale. Ebbene,il 9 settembre 1998 rimbombava in tv e tra i giornali la scomparsa del musicista, un autentico fulmine a ciel sereno che ha sconvolto parecchio. Le leggende vivono in eterno e Battisti è proprio una di queste, con un’eredità musicale, artistica, emotiva e sentimentale tutt’oggi apprezzata nel mondo.
La biografia di Battisti
Il mitico Lucio Battisti nasceva il 5 marzo del 1943 presso il piccolo comune di Poggio Bustone (Rieti) da papà Alfiero, impiegato al dazio, e mamma Dea, casalinga. A completare il quadro famigliare la sorella Albarita. Dopo le scuole elementari e medie, Lucio si diploma come perito industriale.
Compie i primi passi nel mondo della musica nell’autunno del 1962 cominciando a suonare a Napoli con I Mattatori; un’esperienza che per la mancanza di soldi e la solitudine lo porta ad abbandonare momentaneamente quel percorso. In un secondo momento entra a far parte del gruppo romano soprannominato I Satiri, che spesso si esibiva a Roma nel night Cabala. Nello stesso locale suonavano I Campioni, una band più conosciuta e capitanata da Roby Matano che, in cerca di un chitarrista, decise di offrire il ruolo a Lucio.
Tra un’esibizione e l’altra, è stato proprio Matano a spingere Battisti a scrivere brani. Ne nascono così alcuni pezzi come Se rimani con me, i cui testi erano stati scritti da Matano seppur depositati a nome di Battisti, in quanto l’amico non era iscritto alla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Alcuni di questi brani furono rimaneggiati da Battisti sulla base di nuovi testi di Mogol, come Non chiederò la carità, che diverrà Mi ritorni in mente.
Il sodalizio con Mogol
Battisti riesce a ottenere un incontro col discografico Franco Crepax il 14 febbraio 1965: provino che gli frutta le attenzioni da parte di Christine Leroux, un’editrice musicale di origine francese giunta a Milano negli anni Sessanta, contitolare delle edizioni El & Chris. Alla costante ricerca di talenti per la casa discografica Ricordi, la Leroux fu una delle prime a credere nel talento di Battisti, e fu lei stessa a procurargli un appuntamento con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol. Riguardo al primo tête-à-tête con Battisti, Mogol ha raccontato di non essere rimasto inizialmente colpito dalle canzoni che l’allora giovane musicista gli aveva proposto, ma di aver comunque sia deciso di collaborare ugualmente con lui per la sua umiltà nell’ammettere i propri limiti e la voglia di fare e di migliorarsi.
Fu Mogol a spingere nel 1966 Battisti a cantare le sue canzoni piuttosto che affidarle ad altri artisti e, nel fare questo, dovette superare le ritrosie della Ricordi arrivando pure a minacciare le dimissioni. Ottenuta la vittoria, Battisti esordisce come solista nel febbraio 1966 con il brano Adesso sì, composto e presentato al Festival di Sanremo 1966 dall’esordiente Sergio Endrigo e la cui cover è contenuta nella raccolta Sanremo ’66 della Dischi Ricordi. Seguì il primo 45 giri Dolce di giorno/Per una lira. Le due canzoni tornarono alla ribalta rispettivamente coi Dik Dik e i Ribelli guidati da Demetrio Stratos. In particolare, Per una lira si fece notare come brano fortemente innovativo nel testo e nella scrittura musicale.
La svolta
Il duo Battisti-Mogol dà luce nel 1967 al brano 29 settembre che, interpretato dagli Equipe 84 e più volte trasmesso nel programma radiofonico Bandiera gialla, si classificò al primo posto nella hit parade. Dopo diverse esibizioni, nel 1968 Battisti pubblica il singolo Prigioniero del mondo/Balla Linda. Il primo, scritto da Carlo Donida con testo di Mogol, non ottenne tanto successo alla manifestazione Un disco per l’estate 1968.
La svolta arriva con Balla Linda: un brano sì melodico, ma alquanto “sperimentale” per i canoni musicali dell’epoca, soprattutto perché si evidenziava il rifiuto per le rime baciate, tanto conclamate dagli artisti d’allora. Con questo brano partecipò al Cantagiro 1968, classificandosi quarto ed entrò, per la prima volta con una canzone lui interpretata, in hit parade; con una versione in inglese intitolata Bella Linda ed eseguita dai The Grass Roots, otterrà poi un notevole successo anche negli Stati Uniti, piazzandosi al numero 28 della classifica di Billboard. In un viaggio a Londra con Mogol, il cantautore di Poggio Bustone viene avvicinato dai produttori dei Beatles attraverso Paul McCartney, rimasti impressionati dalla ventata di novità introdotta da Battisti, Nonostante la pioggia di dollari che avrebbero voluto investire per lanciarlo nel mercato americano, Lucio rinunciò perché trovava eccessivo che i produttori si tenessero il 25%.
La prima a Sanremo come cantante
Battisti debutta per la prima volta come interprete alla 19esima edizione del Festival di Sanremo 1969 con Un’avventura, una canzone dalla venatura rhythm and blues interpretato in coppia con Wilson Pickett, esponente di punta di tale genere musicale. Un’avventura si classificò al 9º posto finale con 69 voti. Esperienza dal retrogusto dolce e amaro per Lucio: se da un lato ottenne infatti maggiore popolarità, dall’altra non mancarono roventi critiche, a partire dal Alfonso Madeo che, sul Corriere della Sera, definì la sua interpretazione “impacciata”, oppure Natalia Aspesi, giornalista del quotidiano Giorno, che criticò duramente la sua voce, parlando addirittura di chiodi che gli stridono in gola”, mentre Paolo Panelli, sul Messaggero, ironizzò sulla sua capigliatura anticonformista e “selvaggia”, equiparandolo a Pierino Porcospino e ad Attila, re degli Unni. Nel frattempo, precisamente il 31 gennaio 1969 dello stesso anno, pubblicò il singolo Un’avventura/Non è Francesca.
Il 4 marzo successivo uscì il suo primo album, intitolato Lucio Battisti, comprendente una raccolta di brani già pubblicati nei precedenti singoli, più sei pezzi già editi nelle versioni di altri gruppi e cantanti, qui interpretati da Battisti; il 28 marzo lancia il secondo singolo dell’anno, Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze.
Altro tassello importante per la coppia Battisti-Mogol è la fondazione della casa discografica indipendente Numero Uno, che vede il coinvolgimento di altri profili di spessore come Bruno Lauzi, Edoardo Bennato, Adriano Pappalardo, Oscar Prudente e altri; tuttavia Battisti non può ancora passare all’etichetta per via degli obblighi contrattuali che lo legano alla Ricordi.
Il 14 ottobre di quell’anno pubblica il terzo singolo dell’anno, Mi ritorni in mente/7 e 40; il lato A è presentato il 19 ottobre con una sua partecipazione nel programma radiofonico Gran varietà condotto da Walter Chiari. Tra i singoli che pubblica quell’anno, questo è quello che ottiene più impatto: infatti è l’11º singolo più venduto del 1969 e arriva anche al primo posto in Hit parade.
I successi
Tra gli anni ’60 e ’70 Battisti tocca l’apice del successo coi suoi album, costantemente tra i primi posti nelle classifiche di vendita (1969, 1971, 1972, 1973, 1975, 1976, 1977, 1978 e 1980). Le eccezioni alla regola esistono e lo dimostra lo stesso Battisti nel 1973, quando riesce a conquistare il primo e il secondo posto in classifica rispettivamente con Il mio canto libero e Il nostro caro angelo, distaccando pietre miliari internazionali come The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (3º) e Don’t Shoot Me I’m Only the Piano Player di Elton John (4º).
In questi anni Battisti sforna altre perle musicali come E penso a te, Il tempo di morire, Fiori rosa fiori di pesco, Il tempo di morire, Anna, Emozioni, Pensieri e parole, Insieme a te sto bene, Eppur mi son scordato di te (canzone all’epoca affidata alla Formula 3). A proposito di quest’ultima canzone sembra che Battisti, recandosi negli studi Rai a Roma, dimenticò la propria chitarra a Milano e ne acquistò all’ultimo momento una da pochi soldi alla stazione Termini; nonostante ciò la sua esibizione incantò il pubblico, che nel finale iniziò anche a urlare.