Nuove grane in arrivo per Donald Trump. Secondo il Washington Post, infatti, nel corso del 2016 l’attuale ministro Usa della Giustizia Jeff Sessions parlò per due volte con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak. E questo in aperta contraddizione con quanto dichiarato dal Guardasigilli in una audizione al Senato, quando negò ogni contatto tra il funzionario di Putin e lo staff di Trump.
Uno dei due incontri avvenne a settembre, nell’ufficio di Sessions e proprio al culmine di quella che fonti dell’intelligence statunitense definiscono una “cyber-campagna” russa, organizzata per favorire l’allora candidato repubblicano alla carica presidenziale. L’attuale procuratore generale era allora membro “senior” dell’Armed Services Committee – la commissione permanente del Congresso deputata alle questioni di sicurezza nazionale -, nonché consigliere di punta di Trump in materia di politica estera.
Non si è fatta attendere la reazione dei democratici, con la deputata Nancy Pelosi che ha dichiarato: “Dopo aver mentito sotto giuramento al Congresso sulle proprie comunicazioni con i russi, l’Avvocato generale deve dimettersi. Sessions non è adatto a prestare servizio come massimo funzionario delle forze dell’ordine del nostro paese“. Pelosi chiede inoltre che della questione si occupi “una commissione esterna indipendente e bipartisan“, in grado di fare chiarezza circa “i legami personali, politici e finanziari di Trump con la Russia“.
Intanto il Washington Post ha preso contatti con i 26 membri del Committee in ruolo nel 2016, per verificare chi altro avesse eventualmente avuto relazioni con Mosca. Fino ad ora hanno risposto in 20, tra i quali il presidente John McCain, e tutti hanno respinto qualsiasi ipotesi di incontro.
