Totò Riina parlerà ai giudici sulla trattativa Stato-Mafia
Nell’udienza prevista in data 16 febbraio 2017 Totò Riina parlerà ai giudici sulla trattativa Stato-mafia. A conclusione dell’udienza tenutasi lo scorso giovedì, il boss di Cosa Nostra ha comunicato la sua disponibilità a rispondere alle domande dei pm in aula, spiazzando tutti. Una scelta inaspettata che potrebbe segnare una svolta nell’indagine.
Totò Riina ha già avuto modo di rispondere ai giudici durante i precedenti interrogatori nel corso dei quali, però, ha negato ogni sua responsabilità e, soprattutto, ha negato l’esistenza stessa di Cosa Nostra. Nell’udienza del prossimo 16 febbraio invece potrebbero registrarsi delle novità. Attraverso tale processo la Procura di Palermo sta tentando di dimostrare l’esistenza di una trattativa Stato-mafia nata a seguito delle stragi avvenute nel ’92, nelle quali hanno perso la vita Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e gli uomini della scorta, e le prossime deposizioni del capo dei corleonesi potrebbero essere utili in tal senso.
Nell’udienza del 16 febbraio, infatti, i pm cercheranno di avere da Totò Riina quante più informazioni possibili e per riuscirci potranno far leva sulle intercettazioni ambientali effettuate in carcere nelle quali il boss di Cosa Nostra avrebbe fatto delle importanti confessioni al proprio compagno dell’ora d’aria. I giudici cercheranno dunque di sapere di più su eventuali rapporti tra emissari dello Stato ed esponenti mafiosi, sulle richieste effettuate dalla mafia allo Stato attraverso la mediazione di Vito Ciancimino.
Alla domanda posta dai pm solamente Riina ha dato, attraverso il proprio avvocato, una risposta positiva. Antonio Cinà, medico-boss, ha rifiutato di sottoporsi all’esame della pubblica accusa; Leoluca Bagarella non si è espresso perché “assente per rinuncia”; daranno invece risposta entro il 9 febbraio gli altri imputati. Totò Riina dovrebbe essere ascoltato in aula durante l’udienza del 16 febbraio, in data 10 febbraio invece vi saranno le dichiarazioni spontanee dell’ex Ministro dell’Interno, anch’egli imputato, Nicola Mancino.