Tom Wolfe morto all’età di 87 anni
A confermare la notizia della scomparsa di Tom Wolfe è stato il suo agente, Lynn Nesbit.
Wolfe aveva 87 anni e, riferisce il “Guardian”, è morto in un ospedale di Manhattan dove era ricoverato per un’infezione. Lascia la moglie Sheila e i suoi due figli, Alexandra e Tommy.
Il giornalista, saggista e romanziere, nato in Virginia, a Richmond, il 2 marzo 1931, viveva a New York dal 1962, anno in cui era entrato al New York Herald Tribune come reporter.
Chi era Tom Wolfe?
Thomas Kennerly Wolfe Jr. era considerato uno degli importanti padri nobili, insieme con Truman Capote, Joan Didion e Hunter S. Thompson, della corrente del “new journalism”, un nuovo stile di scrittura giornalistica nato tra gli anni Sessanta e Settanta dalla commistione fra letteratura e giornalismo che aveva come parola d’ordine “raccontare, raccontare, raccontare”. Un movimento di breve durata ma che influenzò profondamente il giornalismo internazionale.
Wolfe inventò espressioni che sono diventate di uso comune come la definizione “radical chic”, coniata nel 1970 da Wolfe e ripresa da Montanelli in Italia, che indica la propensione ad ostentare idee e tendenze politiche affini ad una classe che non è quella di appartenenza. Infatti, in un lunghissimo articolo intitolato “Radical Chic, That Party at Lenny’s” Wolfe criticò aspramente una festa organizzata da una signora dell’alta società newyorchese per raccogliere fondi a favore del gruppo rivoluzionario delle “Pantere Nere”, interprete della ribellione degli Afroamericani e influenzato dal marxismo e dalla predicazione di intellettuali come Malcolm X.
Inoltre, Wolfe fu autore di ben 15 libri, fra romanzi e saggi, tra i quali, pubblicati in Italia da Mondadori, “Il falò delle vanità”, “Un uomo vero”, “Io sono Charlotte Simmons”, e “Le ragioni del sangue”.
“Tom era un talento singolare.”, ha detto l’amico scrittore Gay Talese, “Era un reporter straordinariamente attivo e la sua prosa unica era supportata da solide ricerche”. E Jann Wenner, amico e editor fondatore della rivista Rolling Stone, ha dichiarato: “Tom aveva un occhio straordinariamente acuto e una vocazione nel raccontare la verità. Andava fino in fondo alle cose e le descriveva così come le vedeva”. Dichiarazioni riportate in un lungo articolo del Los Angeles Times dedicato al giornalista che era spesso considerato un caricaturista per la sua maestria nel fare ritratti. Lui si definiva un realista e dimostrava questa affermazione con i suoi reportage.
La cifra stilistica del suo lavoro si sintetizza in una dichiarazione rilasciata dallo stesso Wolfe:
“every kind of writer should get away from the desk and see things they don’t know about.”.