Striscione Tifosi del Bari: “Perché Astori e non Masiello”
Mentre il mondo del calcio è ancora in lutto per la prematura scomparsa del Capitano viola, Davide Astori, una componente meno sportiva del tifo biancorosso non ha perso l’occasione per tirare fuori il peggio di sé.
Infatti nella serata di ieri è apparso all’altezza del ponte d’ingresso allo svincolo di Poggio Franco, sulla tangenziale del capoluogo pugliese, uno striscione di cattivo gusto che recitava “Perché Astori e non Masiello?” Il riferimento è ovviamente scontato: stiamo parlando di Andrea Masiello, difensore dell’Atalanta, ex centrale del Bari.
I motivi di tanto astio
Negli anni dell’ultima promozione in Seria A dei Galletti, ad opera di Conte, il Bari ha disputato due stagioni nella massima divisione. La prima stagione, con alla guida Ventura, ha ben figurato ed è arrivata addirittura a sfiorare una storica qualificazione all’Europa League. Era il 2009 e quel Bari è riuscito a fermare nella prima giornata di campionato la corazzata neroazzurra in quel di San Siro in una torrida serata di fine estate. A termine di quel campionato i galletti arrivarono noni con una salvezza conquistata tranquillamente. Figurarono i due centrali Ranocchia e Bonucci, assieme ai due fratelli Masiello, Andrea e Salvatore, che giovavano ai lati.
I problemi si verificarono nella seconda parte della seconda stagione dove il Bari ammirato il primo anno di Serie A era scomparso. Dopo varie vicissitudini si è scoperto che alcuni giocatori della compagine biancorossa avevano venduto l’onore e la maglia per pochi spiccioli. Due su tutti furono i responsabili per l’animata tifoseria: il capitano Gillet e il difensore A. Masiello. Quest’ultimo, agli occhi degli ultrà biancorossi, si è macchiato della gravissima colpa di aver venduto il derby di Puglia, tra Bari e Lecce, del San Nicola agli storici rivali leccesi. Una colpa mai perdonata dalla tifoseria che adesso mostra tutto il suo astio.
Andrea Masiello e quell’amore per Bari
Andrea dal canto suo ha chiesto scusa a tutta la città, intesa come tifoseria, di Bari per il suo gesto; ha pagato con una pesante squalifica e ha espresso parole d’amore verso una squadra che porta nel cuore. Ma purtroppo la tifoserie non perdona e qualche mese fa un tifoso scriveva così di lui “è il peggio del calcio. Sono un grande tifoso del Bari: uno dei motivi per cui spero che la nostra grande squadra possa salire in serie A è di poter incontrare di nuovo Masiello. Sapremmo come accoglierlo.” E a quanto pare questa accoglienza ha il sapore di un augurio di morte.
Dopotutto le tifoserie ci hanno insegnato a non rispettare e comprendere i veri valori dello sport e del calcio. Dunque se già le premesse sono queste, mi auguro da tifoso del Bari, del calcio e dello sport di non assistere ad altre scene simili che danneggiano l’immagine di una città intera, del Bari calcio e dello sport pugliese. Augurare la morte ad un calciatore, nel giorno di una tragica scomparsa, è uno dei gesti peggiori che si possano fare, se c’è un limite vero al peggio del peggio.