Strage Rapido 904, Processo a Riina da rifare per la riforma Orlando
La strage del Rapido 904 dovrà attendere ancora la sua verità, non si sa per quanto a lungo. Il procedimento in corso a Firenze per accertare le responsabilità dell’atto, infatti, è tutto da rifare. Il motivo è che il processo d’appello a Totò Riina è stato rinviato a data da destinarsi a causa del pensionamento del Presidente della Corte, Salvatore Giardina.
Strage Rapido 904, processo bloccato
Come previsto dalla Riforma Orlando che ha recentemente modificato il Codice di Procedura Penale il processo del Rapido 904, che vede Totò Riina come unico imputato in veste di mandante, dovrà ricominciare da zero. Questo perché in caso di richiesta di appello del PM, l’istruttoria deve essere riaperta dall’inizio. Il primo grado del processo, infatti, aveva visto Totò Riina prosciolto da tutte le accuse, con una sentenza del tribunale di Firenze datata 14 aprile 2015. L’Avvocatura dello Stato e la Procura della Repubblica, però, avevano presentato richiesta di un processo d’appello con l’appoggio della regione Toscana.
La notizia del rinvio a data da destinarsi è arrivata stamattina dallo stesso Presidente della Corte d’Appello Salvatore Giardina, il quale ha annunciato il suo pensionamento, secondo quanto dettato dal nuovo codice penale entrato in vigore lo scorso luglio. La riforma Orlando, infatti, prevede l’abbassamento dell’età pensionabile dei giudici a 70 anni, motivo per cui Giardina dovrà lasciare il suo incarico i primi di ottobre. Per consentire il completo svolgimento del processo, quindi, è necessario aprire una nuova istruttoria, diversa da quella che era stata calendarizzata lo scorso 21 giugno dopo 3 ore di camera di consiglio.
Il nuovo processo d’appello, rinviato a data da destinarsi, vedrà salire sul banco degli imputati sei boss e prevede di reinterrogare i testimoni del processo di primo grado. Anche Totò Riina, che in primo grado era stato assolto, comparirà sul banco degli imputati dato che il Pubblico Ministero Angela Pietroiusti ha impugnato la sentenza, portandola in appello. Riina, che al momento si trova detenuto nel carcere di Parma in precarie condizioni di salute, era stato predisposto a seguire l’udienza in videoconferenza, assistito dal suo legale Luca Cianferoni.
Il racconto della strage del Rapido 904
Il 23 dicembre del 1984, il Rapido 904 che da Napoli era diretto a Milano esplose, a causa di un ordigno, nella galleria di San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino tosco-emiliano. La bomba uccise 16 persone e ne ferì 267. La matrice mafiosa dell’attentato, noto anche come “strage di Natale”, era stata accertata dal primo processo che aveva visto condannati Pippo Calò, Giuseppe Misso (esponente della camorra napoletana) e due dei suoi fedelissimi, Giulio Pirozzi e Alfonso Galeota. Tra le testimonianze decisive quella di Giovanni Brusca, secondo la quale l’ordigno sarebbe stato una ritorsione della mafia per il maxiprocesso.