Stefano Cucchi, ecco l’ammissione del pestaggio
Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati nel processo sull’omicidio di Stefano Cucchi, durante la sua audizione dinanzi ai magistrati ha accusato i suoi colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo di aver deliberatamente usato violenza: “Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore“.
Ecco dopo nove anni il resoconto del violento pestaggio subito da Stefano Cucchi nella caserma Appio-Claudio, un atto combinato in cui si sono mescolati schiaffi e calci, anche mentre la vittima era sdraiata a terra, seguite da un colpo alla testa così forte da venire ancora oggi ricordato. Il resoconto di Francesco Tedesco, imputato al processo bis sulla morte di Cucchi insieme agli altri per omicidio preterintenzionale, arriva dopo la denuncia depositata il 20 Giugno ai danni dei suoi colleghi dell’arma a cui sono seguiti ben tre audizioni dal pm Giovanni Musarò, che ha reso poi noto durante il processo il verbale del pestaggio, dando il via ad un nuovo filone giudiziario rivolto ai depistaggi, alle omissioni e al falso ideologico a carico di altri carabinieri. Il racconto di Francesco Tedesco sulla notte tra il 15 ed il 16 Ottobre 2009 è ricco di dettagli e molto colorito, in seguito all’arresto di Stefano Cucchi in via Lemonia, nei pressi del parco degli acquedotti, per possesso di 28 grammi di hashish i carabinieri perquisirono prima l’abitazione del geometra romano, senza trovare altra presenza di droga, per poi incarcerarlo nella caserma Appio-Claudio. In questo frangente Stefano Cucchi ha un alterco con i carabinieri da cui ne deriva il violento scontro, a tal proposito Francesco Tedesco ha ammesso: “Di Bernardo si voltò e colpì con uno schiaffo violento in pieno volto. Allora D’Alessandro diede un forte calcio a Cucchi con la punta del piede all’altezza dell’ano. Nel frattempo io mi ero alzato e avevo detto:’ basta, finitela, che cazzo fate, non vi permettete’”. Purtroppo il suo monito non fu sufficiente a fermare la violenza, difatti secondo la sua ricostruzione: “Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’alessandro, poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo, in senso contrario, che gli fece perdere l’equilibrio provocando una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di aver sentito il rumore. Spinsi Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra“. In seguito ai colpi Tedesco racconta: “mi avvicinai a Stefano, lo aiutai ad alzarsi e gli chiesi come stesse, lui mi rispose io sto bene, io sono un pugile ma si vedeva che era stordito. Dopa aver di nuovo diffidato Di Bernardo e D’alessandro, dicendo loro di stare lontano da Cucchi, con il mio cellulare chiamai il Maresciallo Mandolini e gli raccontai quello che era successo”, poi continua: “durante il viaggio di ritorno in caserma io e Cucchi eravamo seduti nuovamente dietro e mi sembrava che gli animi si fossero calmati, Cucchi non diceva una parola e in quella occasione mi resi conto che era molto provato e sotto choc: aveva indossato il cappuccio, teneva il capo abbassato e non diceva una parola. Devo dire che anche io ero turbato per quello che avevo visto, ma sono stato anche peggio quando ho denunciato e non p accaduto nulla”.
Francesco Tedesco non si è limitato però a descrivere le violenze subite da Stefano Cucchi, ma ha anche raccontato di non aver confessato per paura di possibili ritorsioni da parte dei suoi colleghi che non esitarono a contattarlo durante le ferie per intimidirlo, compreso Roberto Mandolini, allora Comandante della Stazione Appia ed oggi imputato per calunnia, che con metodi subdoli non esitò a far desistere Tedesco dalla volontà di confessare. Il pm Musarò ritiene che Mandolini fosse a conoscenza dei fatti, inoltre risulta smarrito un documento fondamentale scritto il giorno della morte di Cucchi proprio da Tedesco, inviato alla Stazione Appia ed in seguito smarrito. Giovanni Musarò ha annunciato l’esistenza comunque di nuovi atti utili al dibattimento che consentiranno l’acquisizione di nuove prove.