Stanlio e Ollio, Recensione del Film sulla vita dei due comici
Il mito del cinema di Stanlio e Ollio (o Laurel e Hardy, che dir si voglia) ritorna al cinema in un biopic interessantissimo dal taglio molto anticonvenzionale. Il film, diretto da Jon S.Baird è totalmente incentrato sulle figure di Stanlio (Steve Coogan) e Ollio (John C.Reilly). Il film, tranne per un piccolo antefatto, racconta la loro ultima tournee nel Regno Unito e in Irlanda nel 1953, quando ormai i vecchi miti del cinema muto erano in caduta libera.
I due si affidano al loro produttore teatrale, un uomo avido e interessato al guadagno, che gli propone un ultimo tour in giro per la Gran Bretagna, prima in piccoli teatri e poi in più grandi. I due, nonostante molte controversie personali, rendono fruttoso il loro tour rilanciando i loro rispettivi personali. Tra il desiderio di girare un nuovo film ed essere di nuovo apprezzati, Stanlio e Ollio diventano ottimi amici anche fuori dal lavoro.
Stanlio e Ollio: un ottimo biopic per sceneggiatura e recitazione
Il vero messaggio che il film di Baird vuol trasmettere è che i due, al netto delle controversie, vivono la vita reale come i personaggi dei loro sketch. Tra scenette tragicomiche e fraintendimenti da britsh humor, i loro personaggi sono tenuti in vita da personalità altrettanto esuberanti. Eterni bambini, forse, che non lasciano mai la meraviglia verso le cose, neanche superata la soglia dei sessant’anni.
I diverbi tra i due sono per pura gelosia infantile; nessuno riesce a perdonare l’altro di aver collaborato con un’altra spalla comica, nonostante risulti ovvio che il risultato non sia neanche lontanamente paragonabile.
In una Gran Bretagna degli anni ’50 ricostruita ottimamente dagli scenografi, la popolazione vorrebbe dimenticare gli orrori recenti della guerra e ciò che vi esisteva prima, come il cinema muto e Stanlio e Ollio, ma una gran parte è desiderosa di tornare a quel tipo di comicità semplice e schietta.
Per questa ragione ai due basta girare qualche spot pubblicitario, e quindi partecipare alla rivoluzione dei consumi, per ritornare in auge, colpire il cuore dei loro vecchi fans e vincere l’insidiosa concorrenza della televisione casalinga.
Malinconia e tenerezza in Stanlio e Ollio
Il film non nasconde una certa malinconia nella presentazione dei personaggi; e una certa tenerezza nell’ostinazione di non voler abbandonare un lavoro che è diventato parte integrante nella vita dei protagonisti. Non è clemente Baird quando mostra le estreme conseguenze fisiche patite da Ollio per il suo sovrappeso e quarant’anni di spettacolo, ma è un’operazione necessaria se si vuol essere coerenti.
Dice Steve Coogan (inglese, come Stanlio) sulla comicità del duo:
Erano film molto accessibili per un bambino, un tipo di comicità allo stato puro, che ruota intorno a un personaggio e non a una situazione. Non esistono conseguenze concrete. È un mondo felice.
Stanlio era il creativo del gruppo, continuando stoicamente a scrivere sceneggiature anche dopo la morte di Ollio, per il puro gusto di scrivere. Una parte oggettivamente difficile, ma interpretata ottimamente. L’altro, interpretato da un altrettanto magnifico John C.Reilly, capace come dimostrato in film come Carnage di alte performance teatrali, è l’anima del duo, il gigante buono che tutto perdona e odia attaccar briga.
Il grande merito del lungometraggio sta tutto nel rivitalizzare e modernizzare due figure appartenute ad una generazione passata e che, forse, hanno ancora qualcosa da dire.