Sparicchio l’albero di Napoli non ha trovato pace
L’odissea di “sparicchio”, l’albero di Natale posto nella Galleria Umberto 1° di Napoli, non è finita e l’albero non ha trovato pace.
E’ stato sradicato per la quarta volta. “Sparicchio” è infatti stato preso di mira dal vuoto assoluto della mente di questi delinquenti giovanissimi che scagliano la loro rabbia contro le persone e i simboli della società. Anche stanotte è stato sradicato dal vaso, trascinato per i vicoli dei quartieri spagnoli, colpito e fatto a pezzi.
La storia di Sparicchio
“Sparicchio” è diventato il simbolo del degrado mentale e morale di questi teppisti giovanissimi che non hanno voluto pensare al loro futuro ma solo diventare vandali. Il proprietario del Caffè Gambrinus, un altro simbolo di Napoli antichissima, Massimo Rosati, ha deciso di non ricollocarlo per quest’anno, e per l’anno prossimo si vedrà. Questa dell’abete sotto la Galleria Umberto 1° è una tradizione decennale che dà il benvenuto alle festività e ai turisti che gradiscono molto questo albero e lasciano sui rami le loro impressioni sulla città.
Ma quest’anno si è raggiunto l’assurdo con la vicenda che vede protagonista l’abete che, per ben 4 volte, è stato abbattuto, trascinato e abbandonato la notte scorsa, in gesto di sfida, nei pressi della stazione di polizia di via Montecalvario. E’ uno sfregio alla città nella quale loro vivono da emarginati, autoesclusosi dal farsi arrivare ossigeno al cervello. Ma è arrivato a sorpresa un imprenditore di professione con la passione per le piante e la botanica, Roberto Fogliame, che ha deciso di portare una pianta di agrifoglio al posto dell’abete martoriato e porla sulla rosa dei venti in marmo che è al centro della galleria a croce. Quanto potrà resistere questa pianta? Anche se fosse rubata l’imprenditore dal pollice verde non si arrenderà e porterà una altra pianta. Lascerà un biglietto accanto all’agrifoglio con su scritto: “produco ossigeno per le persone perbene, e sono anche un addobbo sulle tombe delle persone malvagie”. Direi che questa è “pura poesia” per le menti degli stolti.