Cinema

Smetto Quando Voglio Ad Honorem capitolo finale: recensione

Smetto quando voglio ad Honorem è l’ultimo capitolo della trilogia sulla banda dei  laureati. Il film diretto da Sydney Sibilla è nelle sale italiane dal 30 novembre. Il secondo capitolo,Smetto quando voglio Masterclass, si era concluso con l’arresto dell’intera banda per mano  dell’ispettore di polizia Paola Coletti che, dietro pressione del commissario Galatro e una giornalista free – lance che aveva scoperto tutto, li tradisce accusandoli di aver prodotto Sopox e negando qualsiasi coinvolgimento nelle loro attività.

La trama e recensione

In questo terzo e ultimo capitolo della trilogia troviamo Pietro Zinni all’interno del carcere di Regina Coeli. Dopo l’incontro con una blogger decide di farsi trasferire al carcere di Rebibbia per parlare con Murena. Questa volta il cattivo, solo nominato nel primo capitolo, si trova dalla parte dei buoni. Pietro Zinni riunisce la banda nel carcere romano e grazie all’aiuto del Murena riesce ad evadere. Una volta fuori si recano all’Università La Sapienza di Roma per evitare che Walter Mercurio, il cattivo comparso nel finale del secondo capitolo, faccia una strage provocando la morte di migliaia di persone.

Smetto quando voglio Ad Honorem non delude le aspettative, risultando il migliore della saga. In questo capitolo finale il regista Sydney Sibilla ha deciso di non inserire scene action, mantenendo però l’ironia dei componenti della banda.

Grandi interpretazioni da parte di Neri Marcorè, new entry di questo terzo capitolo, nei panni del Murena e di Luigi Lo Cascio in quelli Walter Mercurio, il ricercatore che è contro le istituzioni e pensa di risolvere tutto facendo una strage. In questa pellicola c’è il giusto mix tra risate e commozione.

Il successo non solo di questo capitolo ma dell’intera trilogia è dato dalla scelta del cast. I componenti della banda sono rappresentati da attori come Edoardo Leo, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Giampaolo Morelli, Valerio Aprea, Libero De Rienzo, Lorenzo Lavia e Marco Bonini.

Tag
Back to top button
Close
Close