Silvia Romano: è viva e sarebbe ancora in Kenya
Dopo mesi e mesi di silenzi e di notizie sottovoce su Silvia Romano, la cooperante italiana rapita il 20 novembre 2018 in Kenya, mentre si trovava nel villaggio di Chakama a circa 80 km da Malindi.arriva la certezza della polizia locale sul fatto che la giovane 23enne sia ancora viva.
Una notizia alimentata da alcune indicazioni arrivate dalle tribù che si trovano lungo il fiume Tana e nella grande foresta di Boni dove Silvia è stata portata poco dopo il rapimento, come avrebbe ammesso anche l’uomo arrestato Ibrahim Adan Omar con l’accusa di averla prelevata. Inoltre l’uomo ha raccontato che nella fuga la ragazza si era ferita a un piede ma senza particolari conseguenze.
Inizialmente si temeva che Silvia potesse essere finita nelle mani degli integralisti somali, ipotesi che avrebbe coinvolto non soltanto un riscatto, ma anche pretese politiche.
«Siamo sicuri che Silvia è viva, tutti i nostri sforzi sono concentrati nelle ricerche», hanno assicurato gli investigatori kenyani prima di consegnare due giorni fa il fascicolo con gli atti raccolti sino ad ora, compresi i verbali dei due sequestratori arrestati pochi giorni dopo il prelevamento della ragazza, ai Carabinieri del Ros, precipitatisi a Nairobi per portare avanti le indagini al fianco delle autorità africane. Ovviamente il caso è seguito dalla Farnesina e dagli uomini dell’Aise, il servizio segreto per la sicurezza all’estero.
Soltanto due settimane fa, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto aveva inviato una lettera chiedendo di poter mandare un nucleo speciale per collaborare alle indagini, ma senza ottenere risposta dal governo kenyano. Poi, dopo l’intervento del pubblico ministero Sergio Colaiocco che ha chiesto una rogatoria internazionale, la situazione fortunatamente si è sbloccata e i militari italiani sono potuti volare a Nairobi.
Per cui potrebbe quasi sicuramente essere ancora in Kenya e non in Somalia. Attualmente si sa che l’ultimo contatto con chi l’aveva presa risale allo scorso 21 gennaio, nonostante varie soffiate dalle tribù nella grande foresta di Boni, dove sarebbe stata vista fuggire.
Dunque, si continua a indagare, ma questa volta con la piena collaborazione tra Italia e Kenya. I carabinieri hanno ottenuto inoltre il tracciato dei telefonini utilizzati dai rapitori subito dopo aver catturato la volontaria e i contatti, consegnando a loro volta ai colleghi locali delle domande da girare agli arrestati per cercare di ricostruire la dinamica della scomparsa di Silvia.
Speriamo sia la volta buona che Silvia ritorni a casa, dalla gente che la sta aspettando veramente e che si preoccupa per lei da quel maledetto 20 novembre scorso!