Attualità

“SiAmo Afrin” la mobilitazione di solidarietà per i profughi siriani

Sarebbe facile dimenticare. Ed invece no. C’è chi vuole ricordare Afrin e tutti quei curdi che in Siria hanno combattuto fino alla morte contro l’Isis e adesso si ritrovano occupati dall’esercito turco, nel silenzio del resto del mondo.
Se in pochi lo conoscono questo luogo sconosciuto e lontano dalla sensibilità dei governi, dei media e delle opinioni, Afrin è un nome che va gridato.
Afrin è una città di trentamila abitanti nella Siria settentrionale, popolata di curdi, che il 18 marzo è stata conquistata dalle milizie dell’Esercito libero siriano e dai soldati turchi. L’idea è sempre la stessa da anni: eliminare la nazione e il popolo curdo.
Ed è proprio in questo contesto di indifferenza che nasce “SiAmo Afrin“, la campagna di aiuti umanitari a sostegno della popolazione curda, araba, yazida e assira in Rojava, che parte oggi dall’Italia ed è appoggiata da varie associazioni e movimenti.
A sostenere questa causa è anche il fumettista Zero Calcare (Michele Rech), che ha disegnato il logo ufficiale dell’iniziativa.

siamo afrin

“SiAmo Afrin” nasce con due obiettivi principali.
Il primo è quello di raccogliere fondi attraverso il crowdfunding e nelle piazze italiane, dal 25 aprile al 2 giugno. Il raccolto verrà consegnato alle popolazioni del Rojava, vittima dell’attacco turco insieme a truppe dell’ Isis che ha costretto 350mila persona ad abbandonare le proprie case per rifugiarsi nei campi profughi.
Il secondo obiettivo è invece quello che viene così descritto da Hawzhin Azeez, presidente della fondazione Hevi attiva in Rojava: “Protestare per il silenzio con cui la comunità internazionale e i governi sono rimasti a guardare l’attacco ad Afrin e le drammatiche condizioni in cui versano le donne e gli uomini coinvolti”.
E’ una vera e propria tragedia umana di fronte alla quale non si può più stare in silenzio. Come ha denunciato Zero calcare: “Afrin cade per mano della Turchia. Sotto gli occhi di tutto. E nessuno fa niente. Ci stiamo assuefacendo all’orrore. Non possiamo dimenticare Afrin, città curda, vergogna nostra.” 

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