Riforma dell’esame di maturità: protesta degli studenti in tutta Italia
Settantamila studenti sono scesi in 50 piazze del Paese: è il bilancio della protesta contro la nuova maturità fatto dalla Rete della Conoscenza che spiega come quello di oggi è “solo l’inizio di una primavera di mobilitazione: la nostra generazione sarà la spina nel fianco contro questo Governo”. Manifestazioni che hanno avuto anche alcuni momenti di tensione a Torino: alcuni giovani hanno lanciato uova e pietre all’indirizzo dell’ufficio scolastico regionale, in corso Vittorio Emanuele, prima che la polizia riuscisse
ad allontanarli. Uova sono state lanciate anche contro la sede della Città Metropolitana. Numerosi i cori contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Contro nuova maturità e tagli, bocciamo il governo”, recitava lo
striscione che ha aperto il corteo in piazza Arbarello.
Tanti anche gli slogan e i cartelli contro il regionalismo differenziato, in particolare nella manifestazione in piazza Plebiscito a Napoli: “La scuola è una prigione, costruiamo insieme una uscita di sicurezza. No a questo esame di stato, no al regionalismo”, è stato lo slogan degli studenti napoletani. Migliaia di studenti romani hanno sfilato in corteo fino al ministero dell’Istruzione. La mobilitazione, promossa da un appello sottoscritto da oltre 30 scuole, ha visto protagonisti principalmente istituti di periferia con il sostegno del Fronte della Gioventù Comunista (FGC).
Riforma esame maturità: motivi protesta
Al centro delle proteste davanti al Miur la contrarietà ai nuovi tagli all’istruzione oltre alla nuova maturità, ma anche la richiesta di interventi per l’edilizia scolastica e l’opposizione alla stretta repressiva in atto nelle scuole dopo l’approvazione di decreto sicurezza e piano scuole sicure. In testa al corteo decine di cartelli con i volti di Salvini, Di Maio, Bussetti e Renzi ed un messaggio molto chiaro mandato degli studenti: “Bocciati!”.
Secondo Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti “la regionalizzazione della scuola senza una legge nazionale sul diritto allo studio è un’impresa tutta leghista che ignora il
definanziamento della scuola pubblica nel Paese e conferma il tradimento di questo Governo nei nostri
confronti. Della democrazia non c’è traccia: la Riforma della maturità ne è esempio con l’introduzione delle
prove Invalsi al quinto anno, l’eliminazione della tesina e la centralità dell’alternanza scuola-lavoro rendono
inaccettabile il nuovo esame di maturità. È l’ennesima riforma che non dà risposte ai problemi reali della scuola
e che non prende in considerazione il punto di vista studentesco”.