“Rester Vertical (Staying Vertical)”, nuovo film di Alain Guiraudie: la recensione
Rester Vertical (Staying Vertical) è il nuovo film di Alain Guiraudie. Ecco la recensione.
In concorso a Cannes, fuori concorso al Torino Film Festival, Rester Vertical (Staying Vertical) è il nuovo film di Alain Guiraudie, già regista del fortunato Lo sconosciuto del lago.
Léo (Damien Bonnard), regista e sceneggiatore, si perde in una campagna nel sud della Francia alla ricerca di un lupo. Qui finisce per incontrare la selvaggia pastorella Marie (India Hair), che lo seduce. I due trascorrono un’estate di passione senza mai impegnarsi seriamente, complici le fughe e ritorni di lui, vivendo con lei e i suoi due figli.
Quando finiscono per avere un bambino, Marie entra in depressione post-partum e Léo non intende vivere con lei, che abbandona sia Léo che il figlio. Léo, spinto da Marie, decide di crescerlo da solo, vivendo nel cascinale di Jean-Louis, il ritardato padre di Marie. Nel corso di questa sua permanenza campestre, Léo farà diversi incontri.
Opera complessa e metaforica, Rester Vertical racconta la fuga dalle responsabilità. Léo, fuggendo da responsabilità lavorative che non è in grado di combattere (si nasconde quando il produttore viene a cercarlo) perché ha perso l’ispirazione (non riesce a battere due righe di sceneggiatura), si rifugia in un posto dove nessuno lo conosce e dove crede che nessuno può pretendere nulla da lui.
Ma tutti personaggi che lo incontrano vogliono penetrare la sua freddezza, vogliono avere rapporti con lui. Per trasmettere questo tema, il regista usa numerose allusioni sessuali che hanno più che altro uno scopo comunicativo. Léo rifiuta la solidarietà, riversando le sue attenzioni unicamente sul piccolo avuto da Marie, a cui non ha neppure dato un nome.
I lupi che si dice venuto a cercare, ma alla cui ricerca non dedica affatto il suo tempo, rappresentano le responsabilità da cui sta fuggendo. E pur fuggendo, pur impedendo a Jean-Louis di richiamarli utilizzando il bambino come esca, Léo finirà per essere (letteralmente) accerchiato dai lupi.
Di fronte all’ondata di responsabilità, l’uomo ha una sola soluzione: fingere di non aver paura e cercare di non cadere né chinarsi. Restare verticale. Rester vertical ha la stessa audacia di Lo sconosciuto del lago, ma se ne discosta registicamente risultando più un film sulla scia di Bruno Dumont. C’è molta personalità registica in Rester vertical: lo stesso Guiraudie è regista e sceneggiatore, ed è cresciuto in una campagna ed è, per questo, affezionato alla vita dei pastori. Da una sua mancata ispirazione finisce per regalarci un’opera bellissima e autentica.
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