Reggio Calabria, pazienti medicati con cartoni
Ancora un altro caso di malasanità. Ha dell’incredibile quello che succede, oramai da diverso tempo, al Pronto Soccorso del “Grande Ospedale Metropolitano” di Reggio Calabria durante le ore notturne. I sanitari del reparto dell’ospedale reggino, infatti, dopo le ore 20, causa chiusura reparto di Ortopedia, sono costretti a curare i pazienti che riportano fratture non gravi immobilizzandole utilizzando pezzi di cartone al posto del comune gesso.
Il medico in pensione ed attuale rappresentante dell’Anaao (l’associazione dei medici ospedalieri) della Calabria, Gianluigi Scaffidi ha dichiarato sulle pagine del “Corriere della Calabria” che “gli infermieri, a cui spetta il compito di immobilizzare le parti fratturate a volte non sono in grado di svolgere quel compito, visto che nessuno ha mai pensato di far seguire loro un corso di aggiornamento. Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa, in ossequio alle direttive del direttore generale, Frank Benedetto, ed alla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio”.
Scaffidi ha poi aggiunto anche: “nemmeno in un ospedale del terzo mondo gestito dai medici di Emergency si vedono queste cose. Non capisco come il primario del Pronto soccorso possa consentire questi obbrobri e restare al suo posto”.
D’altra parte, gli stessi medici del reparto di Ortopedia, il giorno dopo, sono costretti a rimediare alle soluzioni alternative attuate dal Pronto Soccorso. Una situazione al quanto deplorevole, disservizi continui dovuti soprattutto alla difficile situazione in cui si è venuta a trovare la sanità calabrese che è stata “commissariata” e deve affrontare un “buco” che si aggira attorno ai 100 milioni di euro che porta medici e dirigenti ospedalieri a dover attuare una categorica politica di riduzione delle spese.