Reggia di Caserta: Storia, Origini, Progetto dagli Interni ai Giardini
Si riparte con un nuovo viaggio, tutto targato Newsly.it, che avrà sì la stessa cadenza settimanale delle residenze presidenziali nel mondo (di cui ci occuperemo invece ogni lunedì) ma che, in questo caso ci porterà alla scoperta delle “Reali dimore” che tanto hanno donato lustro al territorio italiano. Edifici di foggia imperiosa dalle ampie corti e i giardini immensi, giochi d’acqua e fontane auree, marmi pregiati e tessuti d’altri tempi… un insieme di ricchezze che a tutt’oggi nessuno è stato più in grado di cumulare. E ancora balli di corte e cerimonie magnificenti, intrighi e cospirazioni. Lasciate che vi si aprano le porte delle Regge più belle: vi condurremo nelle abitazioni delle famiglie più potenti della storia italiana.
Cominciamo idealmente il nostro viaggio dalle assolate terre partenopee, dove subito ci vengono incontro i primi domestici di una Reggia nata per stupire. E a seguire, un vivace viavaio fatto di funzionari, militari e tutto il capannello classico delle corti d’epoca. Un porticato ampio rinfranca dall’arsura estiva e il cicaleccio del parco ci accoglie lungo l’accesso esterno, solo in apparenza lineare. Oltre… l’infinita bellezza. Benvenuti alla Reggia di Caserta.
Reggia di Caserta: la storia tra confische per insediamento e tattiche militari
Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997, come detto poc’anzi è la Reggia più grande al mondo. Edificata per volere di Carlo di Borbone, Re di Napoli a partire dal 1751 vede i suoi esordi nella maniera più singolare. Innanzitutto, come mai il Re preferì Caserta? Seppe ben prevedere i possibili attacchi dal mare proprio su Napoli, quindi la vulnerabilità indiscussa della capitale imponeva ci si dovesse spostare nell’entroterra, riparati da scontri frontali. La scelta ricade su Caserta, i cui paesaggi affascinano il re al punto da desiderare d’ivi stabilirsi con un progetto di una reggia che non solo rivaleggiasse con le più note dell’epoca ma che soprattutto surclassasse la fama e la bellezza di Versailles.
Prima di poter incaricare all’architetto Luigi Vanvitelli l’opera lungimirante occorreva però l’area idonea: la scelta ricadde sulle terre in cui sorgeva il palazzo cinquecentesco degli Acquaviva, che il re acquista prontamente dal loro erede, il Duca Michelangelo Caetani alla somma di 489.343 ducati, certo una somma consistente, ma a dirla tutta in forte ribasso rispetto a quanto valesse realmente (il duca infatti aveva già subito forti confische del patrimonio per i suoi trascorsi antiborbonici).
Vanvitelli, che a quel tempo era impegnato nei lavori di restauro della Basilica di Loreto, ricevette il benestare dello Stato Pontificio e del Papa a ricever la committenza del re e gli fu richiesto, oltre alla progettazione del Palazzo, anche il Parco e la sistemazione dell’area urbana circostante con l’approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che potesse attraversare l’annesso complesso di S. Leucio. In tal senso proprio la Reggia doveva andare a rappresentare l’avanguardia dello stato borbonico, portandone in luce la potenza e la grandiosità e da questo punto di vista dopo secoli possiamo affermare siano riusciti nell’intento.
Reggia di Caserta: il Progetto ad opera di Vanvitelli
Vanvitelli giunge dunque a Caserta il 1751 e – dopo una prima fase progettuale e di studio dopo soli due mesi il 20 gennaio 1752 (giorno del compleanno del re) durante una solenne cerimonia alla presenza di tutta la famiglia reale, accompagnata da squadroni di cavalleggeri e di dragoni che segnavano il perimetro dell’edificio – fu posta la prima pietra. Questo momento storico importantissimo viene ricordato dall’affresco di Gennaro Maldarelli che troneggia nella volta della Sala del Trono.
L’opera titanica che il re aveva richiesto spinse Vanvitelli a circondarsi di collaboratori che fossero all’altezza del ruolo, nonché del lungimirante progetto: ricordiamo Marcello Fronton che coadiuvò Vanvitelli per i lavori del Palazzo, Fancesco Collecini in quelli del Parco e dell’Acquedotto e Martin Biancour, originario di Parigi come capo-giardiniere. I lavori durarono per molti anni e alcuni dettagli rimasero incompiuti, senza contare che il Teatro interno sarà l’unica opera che Vanvitelli riuscirà di fatto a completare prima della sua morte.
Nel 1759 infatti Carlo di Borbone salirà al trono di Spagna lasciando Napoli per Madrid. I sovrani che gli succedettero – e furono in tanti! – si mostrarono forse meno zelanti e inclini a completare magistralmente l’opera della Reggia, pur se con dovute eccezioni come Gioacchino Murat, che diede il suo contributo all’adorno della stessa. Molto dipendeva infatti anche e soprattutto dal costo della manodopera a quel tempo, che divenne diremmo davvero poco economica col passare degli anni, finendo per azzerarsi del tutto per una serie di vicissitudini storiche. Al Vanvitelli, che morirà nel 1773, gli succederà poi nel completamento della Reggia il figlio che, benché valido architetto come il padre, mancava dello stesso estro e non senza difficoltà in vari momenti riuscirà nel sogno del padre e del Re Borbone.
Reggia di Caserta: la struttura del palazzo e dei giardini
La Reggia di Caserta ha una pianta rettangolare articolata su corpi di fabbricato che affacciano su quattro imponenti cortili interni, con un’altezza totale di cinque piani. Un imponente portico d’accesso, chiamato “Cannocchiale Ottico” collega idealmente il Palazzo con il Parco e la cascata, che è posta scenograficamente, nel lampo di genio progettuale avuto dal Vanvitelli, proprio al culmine del “punto di fuga prospettica” così creato. Da qui si accede allo scalone d’onore, invenzione tipica del Settecento per quanto riguarda l’arte scenografica di interni ed esterni e collega il vestibolo inferiore a quello superiore, dal quale si accede agli appartamenti reali.
Come cita testualmente in merito il portale ufficiale della Reggia in un passo che riteniamo davvero utile sapere “Le sale destinate alla famiglia reale vennero realizzate in più riprese e durante un intero secolo, secondo uno stile che rispecchia la cosiddetta ‘unità d’interni’ caratteristica della concezione architettonica e decorativa settecentesca ed in parte secondo il gusto ottocentesco per l’arredo composito e l’oggettistica minuta”.
Sul vestibolo superiore, di fronte al vano dello scalone d’onore, si apre la Cappella Palatina. Progettata dal Vanvitelli a partire dagli adorni è senza dubbio l’ambiente che più di ogni altro mostra un chiaro riferimento al modello di Versailles. Da qui una varia e articolata serie di ambienti si sussegue, ora con stucchi pregiati e affreschi sui soffitti, ora con elementi tipicamente del Barocco più geniale che nella Reggia vedranno il suo ultimo fastoso compimento. Degno di nota senza alcun dubbio è il complesso di Biblioteche Palatine facenti parte degli appartamenti della Regina Maria Carolina: donna di fine intelletto e di grande cultura decise di destinare una parte degli stessi agli amati libri e all’apprendimento. La tradizione vuole che gli affreschi alle pareti e la scelta stessa dei soggetti rappresentati abbia un chiaro richiamo alla massoneria, cui si dice la Regina fosse legata. Per semplificare al lettore l’immane quantità di dettagli presenti nella Reggia (che qui non vi elenchiamo per non tediarvi con tecnicismi et similia) vi basti ricordare che l’ambiente interno degli appartamenti venga suddiviso a sinistra in Settecenteschi e a destra in Ottocenteschi o Nuovi.
Per quanto riguarda invece il Parco lo stesso si estende per tre chilometri di lunghezza su 120 ettari di superficie. Partendo dal centro della facciata posteriore del palazzo si snodano due lunghi viali paralleli fra i quali si interpongono una serie di meravigliose fontane che, dal limitare settentrionale del Giardino all’italiana, collegano a questo il Giardino all’inglese: la Fontana Margherita; la Vasca e Fontana dei Delfini; la Vasca e Fontana di Eolo; la Vasca e Fontana di Cerere; Cascatelle e Fontana di Venere e Adone; la fontana di Diana e Atteone, sovrastata dalla Grande Cascata.
Per quanto riguarda proprio il Parco e i Giardini della Reggia pensiamo sia meglio lasciarvi alla visione della splendida parte dedicata ad essi dello Speciale andato in onda qualche anno fa sulla RAI ad opera di Alberto Angela che ben riassume e mostra la magnificenza, il genio e costi per realizzarla.
La Reggia di Caserta riassunta in numeri
34 – le scale da percorrere in tutta la Reggia
1200 – le stanze che la compongono, su cinque livelli
1742 – le finestre che affacciano tutte su vedute prospettiche e suggestive del Parco
47000 – i metri quadri totali di superficie della Reggia che si conferma per essere la più grande al mondo.
Siamo al termine del nostro viaggio e molto altro ancora vi sarebbe da dire sulla Reggia, come i curiosi aneddoti di cui uno è sull’inventario dei Beni che, nel 1861, con la nascita del Regno di Italia si rese necessario e vide i funzionari sabaudi censire il contenuto della Reggia ritrovandosi a parlare del Bidet come di uno “strano oggetto a forma di chitarra” o ancora delle passeggiate romantiche dei regnanti con i loro segreti proprio nei Giardini ma sapremmo di eccedere nei racconti col rischio di togliervi il piacere che vi regalerebbe una visita personale sul posto. Come diciamo sempre esplorate, siate non turisti di passaggio ma appassionati attivi nei vostri viaggi: in questo caso lasciatevi sopraffare dall’imperiosa Reggia, siamo certi sarà un’esperienza emozionante che non dimenticherete.