Recensione di Lady Bird: la quasi-commedia sul XXI secolo e su una generazione insoddisfatta
Lady Bird è un film diretto da Greta Gerwig, uscito nelle sale italiane il 1 Marzo 2018 e che vede una magnifica Saoirse Ronan nei panni della protagonista. Candidato a 5 premi Oscar, tra i quali miglior film e miglior attrice protagonista, Lady Bird è un film tutto al femminile se consideriamo regia, attrice protagonista e attrici non protagoniste e in generale le figure più carismatiche della pellicola.
Il nome di battesimo di Lady Bird è Christine McPherson, studentessa all’ultimo anno di liceo, che, come quasi tutte le ragazze della sua età non vuole semplicemente essere associata al nome scelto per lei dai suoi genitori ma ha aspirazioni più grandi, che la conducono talvolta a indossare una maschera di circostanza.
A questo proposito scene emblematiche sono quelle in cui da una scherzo a una delle suore insegnanti del liceo nasce un’amicizia piuttosto breve con Jenna, una delle ragazze più ricche e popolari della scuola e amica di Kyle, di cui Christine si invaghisce, o quando Christine finge di vivere in una delle ville del quartiere ricco della città.
Christine inoltre ha una personalità forte, quanto quella della madre Marion che le vuole bene ma che è spesso dura e fortemente critica nei confronti di certi comportamenti della figlia, per lei deludenti e irrispettosi. Non mancano scene in cui Marion scarica su Christine le sue frustrazioni di madre costretta a fare i doppi turni al lavoro per mantenere una famiglia che non può più contare sul marito Larry, disoccupato, e quindi non in grado di pagare a Christine gli studi in una delle ambite università di New York.
Forse centrale ma dai toni meno esplosivi è il rapporto tra giovani e Chiesa. Christine e la sua famiglia vivono a Sacramento, città della California con una comunità molto cattolica. Christine frequenta una scuola cattolica ma il suo rapporto con le istituzioni religiose e con certi princìpi è spesso irriverente e polemico ( esemplare è la scena in cui si discute di aborto).
Lei non aspira a continuare i suoi studi in una Università cattolica, anzi esterna il suo desiderio di evadere dalla sua città così chiusa in se stessa e così poco stimolante.
Nel progettare il suo futuro, Christine chiede aiuto al padre Larry e si premura che tutto venga tenuto nascosto a Marion.
Le figure maschili in Lady Bird invece hanno un ruolo di secondo piano: Danny è il ragazzo che Cristine conosce frequentando il laboratorio di teatro e del quale si innamora per poi venire casualmente a conoscenza della sua omosessualità; Kyle è il ragazzo enigmatico e dai molteplici interessi, sempre aggiornato sulle guerre in corso e sulle ingiustizie di cui l’America è complice e che condanna aspramente capitalismo e “Dio denaro” e infine il padre di Christine, Larry, che combatte da anni con la depressione e che, una volta licenziato, si trova fuori dal mondo del lavoro, incapace di contribuire alle spese familiari, e, nonostante questo, sempre cordiale e comprensivo verso moglie e figli.
Insomma Lady Bird non è una pellicola sugli eroi moderni, perché il XXI secolo non ha eroi. Christine è americana ma le sue ambizioni e le sue preoccupazioni sono potenzialmente le stesse di una diciottenne italiana, tunisina o cinese. Christine è una ribelle, non perché si tatua il fondoschiena o perché ascolta musica rock e sbraita contro governo e polizia, ma perché nelle situazioni più critiche crede in se stessa e nelle sue potenzialità, perché si costruisce il suo posto nel mondo tentando di non scoraggiarsi di fronte allo scetticismo e al pessimismo chi le ruota attorno.
La mia speranza è che questo mondo non perda le sue Lady Bird e non smetta di guardare le stelle.