Recensione di The Hateful Eight diretto da Quentin Tarantino
Ogni film di Quentin Tarantino è un viaggio nell’ignoto e le previsioni in merito allo sviluppo delle sue opere sono superflue. Il regista ha sempre giocato con la psiche dello spettatore, presentandogli gli scenari più disparati, facendogli creare prima mille teorie per smontargliele subito dopo. Il cinema odierno non vive più di quell’effetto sorpresa che Tarantino ha sempre sapientemente riproposto, si cade facilmente nel cliché del già visto mentre il regista rielabora altre opere, ma a modo suo, in un contesto originale. Con The Hateful Eight il regista si rinnova, dimostrando di essere come sempre coerente con la sua idea di cinema e senza diventare la maschera di ciò che è stato. Il film è ambientato in Wyoming, dopo la Guerra Civile Americana e narra le vicende di John Ruth (Kurt Russell) detto “Il Boia“, un cacciatore di taglie impegnato nel trasporto dell’ancora viva e vegeta latitante Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) una criminale che vale ben 10.000 dollari. Sfortuna vuole che una tempesta di neve non gli consenta di proseguire il suo viaggio, sarà quindi costretto a rifugiarsi all’interno di un Emporio fino alla fine della bufera. Lungo la strada per l’emporio, John incontrerà altri sfortunati viaggiatori a cui regalerà un posto all’interno della sua carrozza, in cambio del rispetto per la sua preda, la quale non dovrà essere scopo di guadagno per nessuno di loro. Nel lungo e meraviglioso intro di venti minuti faremo la conoscenza del Maggiore Marquis Warren (Samuel L Jackson) e di Chris Mannix (Walton Goggins), due personaggi emblematici, misteriosi e al contempo esilaranti mentre a guidare i cavalli c’è O.B (James Parks), il cocchiere della carrozza. Una volta entrati all’emporio di Minnie, i quattro conosceranno a loro volta Bob (Demiàn Bichir), Oswaldo Mobray (Tim Roth), Joe Gage (Michael Madsen) e Gen. Sanford Smithers (Bruce Dern) e da quel momento il film prenderà totalmente vita, costituito da un primo tempo fatto di domande e un secondo pieno di risposte.
Quentin Tarantino non punta a lasciare un messaggio, semplicemente diverte, turba e sorprende lo spettatore grazie all’alternarsi di meravigliosi scenari esterni e campi lunghi in montagna, a dialoghi crudi, il tutto girato con l’ausilio del gioiellino Ultra Panavision 70mm. Ricordiamo che in 70mm sono stati girati film come Ben Hur, La Caduta Dell’Impero Romano e 2001 Odissea nello spazio.
Tarantino a suo modo riprende la domanda che ci si pone dinanzi ad un film di Hitchcock, ovvero “Chi è l’assassino?” ma non puntando lo spettatore a rifletterci troppo sopra, perché come giusto che sia, la sceneggiatura pone altre mille domande ancora più interessanti. Un gioco di maschere e di ombre quello di Tarantino, dove la realtà non è mai quella che ci viene presentata. I protagonisti non sono semplicemente parte del racconto, sono l’anima e lo scheletro stesso dell’opera, ogni tassello è fondamentale alla buona riuscita, ognuno di loro ha un contenuto da regalare allo spettatore. Potremmo paragonare l’opera al poco ingiustamente apprezzato Jackie Brown, film che perché differente dalla normale struttura proposta da Tarantino non ha colpito in segno tutti. Ma quale prodotto effettivamente è così perfetto da gustare proprio a tutti? Il regista firma la sua ottava opera, dedicata a palati sopraffini, non destinata a tutti, tanto che difficilmente la gran parte degli spettatori reggerà questa bomba da 3 ore e 7 minuti, semplicemente perché il linguaggio cinematografico è cambiato, ma non è giusto etichettarlo come troppo lento, si potrebbe tranquillamente dire che una durata maggiore avrebbe portato ancora più risalto alla buona riuscita del progetto.
In conclusione The Hateful Eight è un film sensazionale, meraviglioso, elegante e violento al punto giusto, una rimpatriata tra amici in una locanda dove le capacità attoriali e una strabiliante sceneggiatura permettono che otto persone creino uno scompiglio brutalmente esilarante.
Nonostante la bravura dell’intero cast, il migliore in assoluto, il più appassionante, il più grottesco e folle è Samuel L Jackson feticcio del regista, incredibilmente immedesimato nel personaggio e colonna portante di molte opere di Tarantino, il quale è sempre stato in grado di rendere i propri ruoli unici e iconici.
Il Quentin Tarantino di 23 anni fa ha messo le radici nel cinema con Le Iene mostrando in modo sincero ciò che era in quel momento e con The Hateful Eight ha cementato la sua bravura, portando un altro successo nelle sale di tutte il mondo.
Voto 9/5
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