Professori universitari arrestati a Firenze per corruzione
Sono sette i professori universitari che a Firenze sono finiti agli arresti domiciliari per corruzione nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nel concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale. Secondo l’accusa i docenti di diritto tributario avrebbero fatto pressioni su un candidato affinché ritirasse la sua candidatura in modo tale da favorire quella di un loro protetto con un curriculum inferiore. Altri ventidue sono stati sospesi dai loro incarichi universitari per un anno, mentre le sanzioni da attribuire a ulteriori sette docenti saranno stabilite dal gip Angelo Antonio Pezzuti solo dopo l’interrogatorio.
Professori universitari corrotti a Firenze?
Si sente spesso parlare di ”baroni” relativamente a figure molto potenti nell’ambito dell’università che possono spingere notevolmente loro protetti. Sembra che a Firenze dia successo proprio questo: infatti, secondo i primi riscontri dell’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Paolo Barlucchi, ci sarebbe un ampio sistema corruttivo messo su da un nutrito gruppo di professori di diritto tributario. I sette docenti finiti agli arresti domiciliari, come detto, sono accusati di aver manipolato un concorso pubblico facendo pressione su di un partecipante affinché lasciasse spazio a una persona con titoli notevolmente inferiori. Al candidato vittima delle pressioni sarebbe stato promesso un intervento dei docenti sulla Commissione giudicatrice nella successiva tornata di abilitazione, ma non solo tale pressione è stata respinta, ma ha portato anche alle accuse nei confronti di questi professori universitari che però, ovviamente, sono innocenti fino a prova contraria.
Povera università italiana
Quante volte abbiamo ascoltato banali e retorici discorsi sulla fuga di cervelli che affligge questo Paese da anni e sulla pressoché totale assenza di meritocrazia delle nostre istituzioni universitarie e quanto emerge da questa inchiesta non fa altro che avvalorare le convinzioni di chi non crede che qualcosa possa cambiare. Individuata la malattia, quale potrebbe essere la soluzione: maggiore vigore della Giustizia nel punire tali episodi? Meno omertà all’interno delle università stesse? O il favorire una svolta culturale? Probabilmente sarà, se mai accadrà, un mix di tutti questi elementi a salvare un’università italiana che, al momento, pur fornendo una discreta preparazione ai suoi studenti, non offrirà mai loro un futuro vero.