“Per otto anni ci hanno preso in giro”. Scrive così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, che da otto anni lotta per avere quella scomoda verità, sulla morte del fratello. Il caso ormai noto, nelle ultime ore ha subito uno sconvolgimento: due carabinieri che erano con il Cucchi la notte del suo arresto, ammettono che i report sulle condizioni del giovane furono modificati.
“Mi chiesero di cambiarla, non ricordo per certo chi è stato ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico” afferma Francesco Di Sano, uno dei cinque imputati, tre dei quali con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Di Sano, insieme al collega Gianluca Colicchio, ebbe in custodia il giovane Cucchi nella notte del 2009, e che secondo il suo report “riferiva di avere dolori al costato e tremore dovuto al freddo e di non potere camminare“, ma che per un ordine impartito dall’alto, dovette modificare con ” il ragazzo lamenta di essere dolorante alle ossa sia per la temperatura freddo-umida che per la rigidità della tavola da letto“. Continua in aula: “la modificai, mi chiesero di farlo perché la prima era troppo dettagliata. Non ricordo per certo chi è stato; certo il nostro primo rapporto è con il Comandante della Stazione, ma posso dire che si è trattato di un ordine gerarchico“.
La dichiarazione di Di Sano, è sostenuta anche dal suo collega, Colicchio, il quale fece anche lui quella sera una nota che però pare modificata. La seconda nota presentata sembra non corrispondere alla prima del militare che ha detto di ricordare “di avere fatto una sola relazione; la seconda è strana perché porta la mia firma, ma io non la ricordo. Nella seconda ci sono dei termini che io non uso, non la riconosco“.
Il tono commosso, ma anche la voce roca piena di rabbia e di indignazione, traspare dalla lettera di Ilaria, che dopo otto anni di processi, udienze e lotte per quella verità che tanto anela, scrive: “Ora però tremano, Ste, tremano loro. Allora eri tu a tremare poro fratello mio. E non de freddo. Ora tocca a loro. E non de freddo“.