Presidenze Camera e Senato: scheda bianca per PD e M5S
Oggi è il giorno delle prime votazioni per i nuovi parlamentari. Infatti Camera e Senato sono chiamate ad eleggere i loro presidenti. Ma molto probabilmente non sarà oggi il giorno decisivo. Siamo ancora nella fase in cui i partiti si studiano, fatto tattica e cercano quella potenziale maggioranza che darebbe un governo al paese.
Tra Di Maio e Salvini c’è Silvio
Ci hanno provato, nemmeno troppo velatamente per dirla tutta, Di Maio e Salvini a cercarsi, ad accordarsi e il patto sembrava quasi certo. Invece a frenare tutto ci ha pensato il colpo di coda del redivivo Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha mosso quei passi utili a distanziare i due leader e a ricompattare il centro – destra. Anche il PD, appostato lì, sente rumore di scricchiolii tra la Lega e i pentastellati e sarebbe pronto ad inserirsi in questa frattura. Il pomo della discordia tra i due leader è la candidatura al Senato del forzista Paolo Romani. Il senatore, secondo i grillini, non sarebbe l’uomo giusto atto a rappresentare la seconda carica dello Stato. Su di lui pesa una condanna, nemmeno recente, di peculato confermata in via definitiva dalla Cassazione e dunque lo renderebbe non idoneo per i pentastellati.
Berlusconi, come tutta Forza Italia, però non sembrano intenzionati a proporre un ulteriore nome per tentare un riavvicinamento ai grillini. Di Maio lo teme e sa benissimo che un confronto diretto con l’ex premier porterebbe a un forte dissenso nel Movimento. Però Berlusconi c’è e Di Maio deve tenerne conto. Bisognerà parlare con tutti nuovamente, come annunciato già da Salvini, e a questo punto la partita non è più sui nomi, bensì sulle potenziali alleanze e quelle già consolidate.
Il centro – destra e la presidenza del Senato
Va precisato che il centro – destra compatto potrebbe eleggersi da solo alla quarta votazione il Presidente del Senato e dunque non sottostare a nessun accordo. Probabilmente è ciò che auspica Paolo Romani, e a cui punta il leader di Forza Italia per mantenere una leadership nella coalizione anche da sconfitto. Infatti alla quarta votazione ci sarebbe il ballottaggio e basta prendere un solo voto in più del potenziale rivale per essere eletto. Romani è forte dell’intera coalizione, mentre Movimento 5 Stelle e PD non troverebbero i voti necessari.
Questa possibilità frantumerebbe definitivamente l’idea di un’alleanza Lega – 5 Stelle che a quel punto diverrebbe pressoché impossibile. In questo scenario i 5 Stelle avrebbero la sola possibilità di convincere i Dem a coalizzarsi, ma anche questa strada appare in salita dal momento che i democratici chiedono nomi garantisti e non scelti a caso.
PD e M5S votano scheda bianca
“Il Pd voterà scheda bianca“, al primo turno elettorale, ad annunciarlo è Ettore Rosato in una riunione con i capigruppo parlamentari di Camera e Senato. “Spetta a M5s e centrodestra indicare una soluzione, non ci sono riusciti. Spetta a loro avanzare una proposta, siamo in attesa di capire quale” – prosegue lo stesso indicando la linea guida del partito. Intanto la prossima riunione dei Dem è attesa per sabato mattina quando probabilmente i giochi al Senato potrebbero essersi già chiusi.
“Impasse conclamata, determinata da M5s e centrodestra. Il metodo di lavoro usato fin qui è chiaramente insufficiente. Nessuno si assume la responsabilità piena e invece giocano sui tatticismi, così il groviglio anziché districarsi si complica. Il Pd ha fatto bene a tenere la sua posizione: vogliamo garantire figure di garanzia e di livello” – spiega il reggente Martina specificando che la chiusura totale del PD non c’è ma solo su figure che siano congeniali a una larga maggioranza.
Intanto anche dai 5Stelle non filtra ottimismo. Dopo la seconda votazione andata a vuoto, con scheda bianca, anche i grillini potrebbero riunirsi con tutti i capigruppo dei partiti. La riunione sarebbe organizzata dai pentastellati che in una situazione simile potrebbero proporre un nome congeniale ad una eventuale maggioranza.
La partita per le presidenze di Camera e Senato si è ufficialmente aperta, ma rischia di veder trionfare il solo Berlusconi, che con un colpo di coda magistrale, muove le sue pedine su uno scacchiere sempre più delicato e precario.