Pink Floyd: Roger Waters denuncia i fake caschi bianchi in Siria
Lo scorso sabato notte in Siria sono avvenuti dei bombardamenti da parte di Usa, Francia e Regno Unito giustificati dalla necessità di disinnescare presunte armi chimiche fabbricate dagli operatori di Bashar Al Assad. Nel frattempo i Pink Floyd si esibivano a Barcellona, tappa del loro tour Us+Them2018. Non ci sarebbe stata alcuna relazione tra le due vicende se, come invece è successo, il leader della band inglese Roger Waters non avesse intrapreso un discorso sulla notizia in questione.
Ebbene, lo storico cantante ha speso parole decisamente non ortodosse rispetto alla media mainstream occidentale: riferendosi alla organizzazione dei White Helmets (caschi bianchi) ritiene che essa sia “una finta organizzazione che è stata messa in piedi per fare propaganda a vantaggio dei jihadisti e dei terroristi”. Risulta quindi sorprendentemente chiara la sua posizione in merito. «Se noi credessimo alla propaganda dei caschi bianchi e di altri – ha continuato – saremmo spinti ad andare e a buttare bombe sulla gente in Siria. Questo sarebbe un errore di proporzioni monumentali per tutti noi come esseri umani».
Ciò che lo ha spinto ad esprimere «quello che credo, sono le mie personali convinzioni» da lui definite, è stata una persona che voleva salire sul palco per fare un discorso «su quello che lui crede sia un attacco chimico sulla gente di Douma, da parte di Bashar Al-Assad – ha spiegato Roger – Questa è la sua opinione; Personalmente ritengo che sia totalmente sbagliata» La folla ha relativamente reagito con applausi e segni di condivisione. Le critiche sono implicitamente rivolte alle potenze con i missili puntati, ma soprattutto verso il suo paese «Quello che dovremo fare è convincere i nostri governi a non andare da nessuna parte e a non buttare bombe sulla gente».
Infine ha concluso il discorso attaccando duramente i media d’informazione: «Viviamo in un mondo dove la propaganda sembra essere più importante della realtà di quello che sta succedendo sul posto»
Sia per motivi di audience che di semplice indifferenza, non siamo abituati a sentire artisti della musica – anzi, dell’arte in generale – denunciare fatti che non riguardano il loro campo o comunque ad entrare nell’agorà della politica; sorprende pertanto l’uscita di un mostro sacro come Roger Waters, specialmente riguardo ad un tema così delicato. L’ultimo precedente a livello internazionale risale all’attentato durante il concerto di Ariana Grande e in tale occasione almeno un “cinguettio da parte dell’industria musicale era senz’altro un obbligo.
Qui invece assistiamo non solo ad una presa di posizione nettamente fuori dal coro ufficiale ma anche ad una denuncia implicita (neanche troppo) del dogma attacchi chimici made in Syria, e soprattutto un invito a non credere alla propaganda che ci viene somministrata di questi tempi.