Peppino Impastato: Biografia, Wiki e la lotta contro la Mafia
Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato veniva ucciso da una mano mafiosa, un omicidio che – inizialmente classificato come “attentato terroristico” e poi come un “eclatante suicidio” – passò in secondo piano perché proprio nelle stesse ore venne ucciso a Roma Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. Sulle cause che hanno portato alla morte di Peppino Impastato si sono battuti negli anni la madre e il fratello: sono stati riconosciuti colpevoli nel 2001 Vito Palazzolo, condannato a 30 anni di carcere, e nel 2002 Gaetano Badalamenti, condannato all’ergastolo. Entrambi sono deceduti.
La biografia di Peppino Impastato
Peppino (Giuseppe) Impastato è nato a Cinisi, comune in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948 da Luigi Impastato e Felicia Bartolotta. La famiglia Impastato era di chiaro stampo mafioso: il padre di Peppino era infatti “capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto”, lo zio Cesare Manzella era invece uno dei boss che controllavano il traffico di droga, business del tempo per ottenere ingenti somme di denaro. Peppino, di tutt’altra natura, non seguirà le orme paterne: egli infatti rifiuterà le imposizioni comportamentali imposte dal padre: “È riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività”, scriverà il giovane Impastato in una nota biografica.
Nel 1965 inizierà a muovere i primi passi in politica per “reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile” e proprio per tale ragione aderisce al PSIUP, nello stesso anno fonda il giornalino “L’idea socialista”. Due anni più tardi Impastato fu costretto a lasciare il PSIUP a seguito dello scioglimento d’autorità della Federazione Giovanile. Si dedica quindi alle lotte contadine che avevano preso vita a causa dell’esproprio di questi ultimi per la costruzione di una terza pista dell’aeroporto di Palermo, fu attivo in diverse occupazioni e lotte studentesche.
A metà degli anni Settanta Peppino Impastato fonda il gruppo “Musica e Cultura” e nello stesso anno, il 1976, dà vita all’emittente radiofonica Radio Aut, una radio autofinanziata e libera con cui denuncia l’attività mafiosa svolta nel territorio di Cinisi e Terrasini dal boss Gaetano Badalamenti che Peppino Impastato soprannominerà “Tano seduto”. L’anno 1978 è quello delle elezioni ed egli si candida nella lista “Democrazia Proletaria”, ma non riuscirà mai a conoscerne l’esito in quanto, durante la campagna elettorale, il 9 maggio, viene assassinato. Venne messo in scena un attentato: il suo corpo, posto sui binari della ferrovia, venne fatto esplodere con una carica di tritolo.
Il “caso Impastato” venne archiviato nel 1992: del delitto veniva riconosciuta la matrice mafiosa, ma allo stesso tempo veniva chiarita l’impossibilità di giungere ai colpevoli. Una decisione e un epilogo che non fermò il fratello e la madre di Peppino che si batterono con tutte le loro forze per ottenere giustizia. Il caso venne riaperto, grazie anche a una petizione popolare, qualche anno più tardi e nei primi anni Duemila vennero condannati come colpevoli dell’omicidio di Peppino Impastato Vito Palazziolo e Gaetano Badalamenti. Ricevuta giustizia per il figlio, il 7 dicembre 2004 la madre di Peppino, Felicia Bartolotta, muore.