Oneri di sistema Bolletta Energia: Cosa sono e Quanto costano
Energia elettrica, rincari bollette da capogiro, consumatori virtuosi che devono sopportare i buchi generati dai soliti furbetti. Le notizie sul web e sui social negli ultimi mesi si sono rincorse e più di qualche bufala è circolata. Su WhatsApp parenti e amici hanno diffuso un messaggio che annunciava da aprile un aumento di 30/35 euro per bolletta a causa dei morosi dell’energia. Per fare chiarezza l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) il 14 febbraio ha pubblicato una nota esplicativa: la ripartizione di quanto non pagato avverrà ma limitatamente agli oneri di sistema già versati e comporterà un aumento quantificabile in circa 2/2,20 euro l’anno.
Come si è arrivati sino a qui?
Tutto nasce da una deformazione del nostro sistema: prima che ai clienti morosi venga staccato definitivamente il contatore passano alcuni mesi e i debiti si accumulano. La facilità poi di cambiare gestore con un paio di “click” nel mercato libero ha aggravato questa situazione portando, si stima, a 1,2 milioni circa di bollette non pagate ed a un miliardo di euro di insoluto complessivo. E qui la reazione a catena: molte aziende energivore, che anticipavano e garantivano alle aziende distributrici di energia il pagamento degli oneri di sistema, non sono state in grado di sostenere costi che nessuno pagava più e hanno chiuso i battenti. Consiglio di Stato e Tar sono quindi intervenuti con sentenze che addossano ai consumatori finali e puntuali la ripartizione degli oneri generali di sistema non pagati.
Ma cosa sono gli oneri generali di sistema e cos’altro sta accadendo?
Gli oneri di sistema rappresentano una fetta importante di quanto addebitato in bolletta e dal 2018 sono distinti in:
• Oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili ed alla cogenerazione ASOS
• Rimanenti oneri generali ARIM
Più nel dettaglio si tratta di oneri per la dismissione delle centrali nucleari, oneri per la copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili (componente A3 che è la più elevata e va al GSE), oneri per i regimi tariffari speciali a favore delle ferrovie, oneri per la copertura del bonus elettrico e per le agevolazioni alle industrie manifatturiere e ad alto consumo.
Forme di tassazione indiretta quindi, che dal 1 gennaio 2018 hanno visto un aggravio anche per le agevolazioni alle imprese energivore che consentiranno alle aziende che consumano più elettricità di pagare prezzi più allineati alle concorrenti europee. Bene per la competitività un po’ meno perché questi aggravi pesano sulla collettività. Più oneri dal 2018 e più alto il costo d’acquisto dell’energia.
Un percorso di aumenti significativi quindi che inizia nel 2016 con la riforma del mercato energia e che prevede l’eliminazione della tariffa progressiva (prezzo più alto per chi consuma di più) nata per agevolare le famiglie in difficoltà e il risparmio energetico.
Un percorso sensato se si vuole incentivare l’uso di avanzate tecnologie elettriche (l’uso di piastre a induzione, per esempio, richiede una potenza superiore ai 3kw e pertanto la tariffa progressiva sarebbe disincentivante). Un percorso sensato vero, che forse dovrebbe essere diversamente modulato e che per il momento ha sicuramente portato ad un importante incremento delle bollette per le seconde case. Dal 2017 infatti si ha un’unica tariffa di rete che è indipendente dal consumo e gli oneri di sistema sono diventati fissi e non più proporzionali ai consumi come invece accade ancora per i soggetti residenti.
Di progressività della bolletta comunque non si parlerà più dal 2019 (posticipato di un anno il termine della riforma) e non vi saranno più particolari agevolazioni associati ai bassi consumi (problemi con i reclami Eni?).
Perplessità per aumenti che quasi sicuramente colpiranno maggiormente le famiglie più numerose e con reddito medio/basso. Perplessità per questi meccanismi di ripartizione indiscriminata di costi sul singolo cittadino. Perplessità per queste modalità di socializzazione degli oneri che rimandano un po’ a come vengono ripartite le spese condominiali in caso di condomini morosi, ripartite fra tutti quelli in bonis sulla base dei millesimi.