Omicidio Rozzano: Crisanti attirato in una trappola dai familiari
Il 63enne, Antonio Crisanti, ucciso dal cognato due giorni fa a colpi di pistola, nel parcheggio di un supermercato di Rozzano, e che era indagato per presunti abusi sulla nipotina, potrebbe essere stato ‘attirato’ da Napoli, dove si era trasferito quando era emersa in famiglia la vicenda delle presunte violenze, a Rozzano (Milano), dove era ospite negli ultimi giorni di uno dei figli. Da quanto si è saputo, inquirenti e investigatori stanno indagando anche su altri soggetti del ‘clan familiare’ nell’ambito della vendetta, e non solo sul padre della piccola, fermato con un complice.
Proprio ieri, accompagnati dal proprio avvocato, si sono presentati alla tenenza di Rozzano, Emanuele Spavone, di 35 anni, e Achille Mauriello, di 27. Il primo è ritenuto l’autore materiale che ha esploso i cinque colpi, 4 dei quali hanno raggiunto l’obiettivo. Il più giovane, invece, avrebbe guidato lo scooter.
Omicidio Rozzano: s’indaga sul clan familiare
La bimba di 5 anni, che avrebbe subito abusi dal nonno, era stata sentita proprio lunedì pomeriggio in un incidente probatorio davanti al gip, alla presenza dei pm e dei legali, per cristallizzare le sue dichiarazioni, già rese in un’audizione protetta, in vista di un processo a carico del presunto pedofilo. L’incidente probatorio era finito verso le 16, circa un paio d’ore prima dell’omicidio.
Il sospetto degli investigatori è che il delitto di Rozzano fosse un piano studiato per lavare l’onta subita con metodi da clan. Un’indagine che si allarga, quindi, anche ai tre figli dell’uomo: due donne (una delle quali madre della bambina) e un uomo.