Omicidio Alessandro Neri: spunta un nuovo testimone
Cos’è successo ad Alessandro Neri? E’ passato poco più di un mese dal ritrovamento del suo cadavere. Un lasso di tempo importante per per gli investigatori perché si dice che se non si riesce a trovare l’assassino entro 48 ore, le possibilità di successo vanno a scemare sempre più. Non è una regola ferrea, ma poco ci manca.
Si cercano elementi forti per poter incastrare uno o più killers e a distanza di più di 30 giorni non si hanno ancora certezze.
Le indagini
Le indagini sembrano ripartire da zero. Le auto sequestrate dai Carabinieri non hanno portato a nessun risultato. La Fiat 500 rossa di Alessandro è stata ritrovata in Via Mazzini, nel centro di Pescara, perfettamente parcheggiata ma il fatto più curioso è che è stata completamente ripulita. Non si trovano neppure le tracce della sua mamma che l’aveva utilizzata sino al pomeriggio del 5 marzo.
Lavata in modo certosino, persino le ruote non presentano tracce di polvere, sassolini, terriccio, nulla di nulla. Come se fosse uscita da un concessionario. Persino gli occhiali di Alessandro, ritrovati sul cruscotto, non presentano manomissioni, nessuna impronta digitale. Sono lucidi, come nuovi, anche loro. Ora l’auto si trova presso la caserma dei Carabinieri di Borgiano in modo che possa essere sottoposta a nuovi rilievi, così come le auto dei famigliari: quelle di zio Camillo e del cugino Gaetano, partiti per l’estero proprio nei giorni della scomparsa di Alessandro e che saranno interrogati l loro ritorno. A quanto pare la Procura non ha fretta, forse sta seguendo altre piste più interessanti, perché c’è una novità. Un testimone racconta di aver visto Alessandro con persone poco raccomandabili, molto conosciute nella zona. Ma cosa aveva da spartire con loro la vittima?
Il modus operandi dell’omicidio ricorda molto da vicino la criminalità sudamericana. Le indagini si stanno concentrando sugli affari di Alessandro che si occupava di compravendita di auto e merce varia dall’estero. Le ipotesi da valutare sono quelle di un affare andato male o di una somma presa in prestito e mai più restituita. C’è chi dice che fu lo stesso Alessandro a rendersi garante di questo ipotetico prestito. E’ necessario tenere in considerazione anche la tesi secondo la quale il povero ragazzo si sia trovato inconsapevolmente in un giro più grosso di quanto pensasse, nella piovra della malavita pescarese. Il giovane aveva conoscenze dei vario genere e, proprio nel mondo delle aste giudiziarie, potrebbe aver dato fastidio a qualche personaggio senza scrupoli.
Mamma Laura Lamaletto, durante un’intervista, si lamenta con il Comune di Pescara che tiene attive le telecamere del centro solo per poter sanzionare gli automobilisti e non per tenere sotto controllo una città lasciata ormai allo sbando. Se fossero state attive nel momento in cui qualcuno ha parcheggiato la macchina di suo figlio, ora avremmo degli elementi in più su cui indagare.
Il Criminologo Marco Strano afferma che se l’auto è stata portata in centro senza problemi e senza lasciare alcun segno utile al Ris, significa che qualcuno ce l’ha portata e che questo “qualcuno” è probabilmente l’assassino, o uno della banda e che in effetti l’uso delle telecamere sarebbe stato di grande aiuto. Afferma inoltre che la malavita non uccide quando cerca di ottenere del denaro: più facile, al contrario, che si liberi di personaggi scomodi che li hanno querelati o minacciati.
Comunque si siano svolti i fatti, i due colpi d’arma da fuoco, uno al fianco e uno alla testa subiti da Alessandro, sono da considerarsi a tutti gli effetti come il risultato di una vera e propria esecuzione.