Notti Magiche di Paolo Virzì: Recensione del Film
Donadoni sbaglia il rigore e Maradona lo segna, così inizia Notti Magiche di Paolo Virzì nella Roma del luglio 1990. Un gruppo di tifosi guarda la partita sul Lungotevere e, mentre l’Italia manca l’accesso alla finale, un’automobile cade nel Tevere con un uomo dentro. La vittima, il produttore Leonardo Saponaro (Giancarlo Giannini), è stato probabilmente ucciso da uno dei tre ragazzi presenti in una foto rinvenuta sul cadavere.
I carabinieri iniziano le indagini e la stessa notte – quella del 3 Luglio 1990 – convocano i tre giovani sceneggiatori reduci dal mese più intenso della loro vita. Il flashback che si apre nel raccontare gli antecedenti agli investigatori dura quasi tutto il film e parte dall’inizio dell’avventura di questi tre sconosciuti, accomunati da essere arrivati finalisti al Premio Solinas.
Antonino (Antonino Scordia) è un metodico e rigoroso studente siciliano, Luciano (Giovanni Toscano) è un toscano vitale e festaiolo mentre Eugenia (Irene Vetere) è la figlia di una potente famiglia romana in perenne depressione. Tutti e tre sono a Roma avendo un importante riconoscimento per i propri lavori, e trovano l’occasione per inserirsi in un mondo del cinema ormai decadente.
Notti Magiche è la storia personale dei protagonisti vissuta parallelamente alla storia collettiva del cinema e all’entusiasmo di massa per la grande impresa della Nazionale.
Notti Magiche, il racconto del tramonto di un mito
La struttura narrativa, come anticipato in trama, è tipica dei lavori di Virzì, per un film insolitamente allegro e gioviale. Come già ne Il Capitale Umano ed altri, c’è un omicidio, dei sospettati ed un lungo flashback con le loro storie più o meno tragiche. Se nel sopracitato film viene mostrato un quadro cupo e corrotto, questa volta il background appartiene a ciò che Virzì conosce bene e che ha vissuto: il mondo di produttori e produzioni negli anni ’90.
Notti Magiche è un gigante “sassolino nella scarpa” che il regista livornese si toglie. Viene mostrata senza giri di parole un’industria culturale stanca e senza nuove idee, che ormai ha sorpassato anche il periodo dei cult movie degli anni ’80. C’è l’attore dei film di Tomas Milian in disgrazia, Fellini che gira la celebre scena de La voce della Luna con Benigni nel campo di grano; sceneggiatori che inizano a scrivere solo ed esclusivamente per la televisione; produttori che “hanno rovinato il cinema italiano”, come nelle parole di uno dei protagonisti.
Nella figura dei tre attori protagonisti, tutti e tre – volontariamente o involontariamente – fortemente stereotipizzati e standardizzati, ci dovrebbe essere il futuro del cinema italiano, ma poco si vede oltre a un’eccessiva accondiscendenza e propensione a lasciarsi comprare per pochi soldi.
Alle spalle gli intrecci amorosi e non, permeati di un forte e intenzionale maschilismo. Tutti e tre giovanissimi che si muovono nella “Roma del vizio”, come ben raccontato da altre produzioni ambientate nella Capitale durante gli anni ’90; anche la città è in piena decadenza, in sintonia con il mood del film.
Nonostante la costante ossessione di calarsi bene nel periodo con parecchi dettagli “buttati lì” durante il film, Notti Magiche non convince. Virzì si è probabilmente immedesimato nel mondo che raccontava facendo un film con una fotografia ed una regia degna da fiction televisiva piuttosto che da prodotto cinematografico.
Anche i personaggi appartengono, in un certo senso, a quel mondo, essendo estramamente didascalici e privi dell’introspezione che caratterizza i lavori del regista livornese. Il finale, poi, non giova a favore di quest’aspetto. La sensazione è che la regia e gli sceneggiatori siano caduti nella trappola che ha colto anche autori come Woody Allen.
Una Roma senza tempo, dipinta con una fotografia dai colori pastello in cui il mondo che la popola è totalmente assente. Non è certamente la Roma vacua e barocca di Sorrentino, ma comunque il mito della città delle opportunità è duro a cadere.
Senza svelare il finale, il colpo di grazia è la predica che il carabiniere delle indagini fa ai tre giovani sceneggiatori che li additava della classica accusa “scrivete, raccontate ma non osservate”. Notti Magiche farà sicuramente sorridere molti cinefili nel ritrovare riferimenti espliciti (e non) alla storia del cinema, ma poco altro.