NATO-Russia: le accuse reciproche e gli ultimi sviluppi nell’Est Europa
Nelle ultime due settimane, i vertici della NATO e della Russia si sono scambiati delle accuse. In primo luogo l’Alleanza Atlantica, attraverso il suo Segretario Generale, Jens Stoltenberg, ha espresso la propria insoddisfazione per il posizionamento, nella regione di Kaliningrad (un’exclave russa a nord-ovest sul Mar Baltico, che confina con Polonia e Lituania), di sistemi missilistici tattici russi (PTRC) “Iskander-M”. Ha inoltre chiesto maggiore trasparenza e chiarezza in materia. La dichiarazione del Segretario Generale della NATO ha provocato indignazione negli ambienti politici russi. A Mosca hanno detto che non faranno rapporto su dove e quale arma inseriscono nel proprio territorio sovrano..
I russi hanno ricordato all’Alleanza che avevano avvertito quest’ultima in anticipo di una risposta allo schieramento delle basi della difesa missilistica americana (ABM) in Romania e in Polonia. La base di difesa missilistica in Romania è già operativa, mentre la base in Polonia lo sarà entro quest’anno. Il sistema missilistico “Iskander-M”, che spara missili (che possono essere equipaggiati con armi nucleari) ad una distanza fino a 500 chilometri, in una situazione ipotetica di conflitto, sicuramente colpirebbe la base polacca. A loro volta, anche i missili da crociera americani “Tomahawk” in Romania e in Polonia possono essere equipaggiati con armi nucleari. Un altro problema per la Russia è il rafforzamento della presenza militare della NATO ai confini nord-occidentali della Russia (4 battaglioni di 1.000 persone ciascuno in Polonia e nei Paesi Baltici): sembrerebbe, pertanto, che l’Europa orientale stia diventando un’area “ad alta tensione”, nella quale si concentrano le forze di due superpotenze militari.
Le dichiarazioni dei politici russi
Lunedì 26 febbraio ci sono state nuove notizie sullo sviluppo del conflitto, che, per fortuna, non va al di là delle dispute diplomatiche. Secondo Dmitry Rogozin, vicepresidente del governo russo per l’industria della difesa, il presidente Vladimir Putin ha firmato il programma statale per il riarmo dell’esercito russo fino al 2027. È previsto che in questo verranno investiti 19 trilioni di rubli. Da un lato, si tratta di ben poco rispetto alla spesa militare statunitense, ma l’efficacia dei soldi spesi per il re-equipaggiamento in Russia e negli Stati Uniti è diversa. In termini di prezzo-prestazioni, i russi sarebbero più avanti degli americani: le forze di terra russe sono già più forti di quelle degli Stati Uniti, mentre la Russia è inferiore a questi ultimi per quanto riguarda le forze navali e aeree.
La seconda notizia è giunta lo stesso giorno, il 26 febbraio, dal viceministro degli Esteri russo, Aleksandr Grushko. In un’intervista al quotidiano russo Izvestija, ha detto che la NATO ha cessato ogni forma di cooperazione pratica con la Russia nel campo militare e che l’Alleanza Atlantica non è pronta a impegnarsi in un dialogo costruttivo nel formato Consiglio Russia-NATO. Secondo Grushko, i preparativi per il Consiglio Russia-NATO, che non è stato convocato dal luglio 2017, sono stati fermati. Al contrario, la NATO ha puntato su un “rafforzamento del fianco orientale contro una minaccia inesistente”.
Probabilmente il diplomatico russo si riferisce allo schieramento di nuovi battaglioni della NATO in Polonia e nei Paesi Baltici ed allo spiegamento della difesa antimissile americana in Romania e in Polonia. La spiegazione ufficiale che gli americani hanno fornito di questo schieramento, ovvero la protezione contro ipotetici missili iraniani, sarebbe poco credibile; sembrerebbe più credibile, invece, un ipotetico combattimento contro lo scudo missilistico russo. Questo, tuttavia, non è mai stato detto ufficialmente, mentre l’Europa si sta trasformando in un ipotetico campo di guerra.
In Europa stanno appunto crescendo una nuova “corsa agli armamenti” e una nuova politica di blocco. Le élite russe e la società russa nel suo insieme sono unite per comprendere le minacce provenienti dalla NATO. Sotto la guida di Vladimir Putin, la Russia, pur trovandosi a fronteggiare la NATO da sola, è militarmente più flessibile e più controllata dai dispositivi mobili. Per la leadership collegiale della NATO, lacerata da divergenze di opinione, non sarà facile resistere alla volontà e alla determinazione di Mosca. Alcuni dei Paesi della NATO (ad esempio, la Grecia ortodossa) che non vedono di buon occhio l’Alleanza Atlantica, per opinione sono più vicini alla Russia che a Bruxelles, mentre altri Paesi dell’Europa occidentale possono essere spaventati dalla prospettiva di una guerra contro il gigante militare russo. Pertanto, se si dovesse arrivare alla minaccia di gravi scontri con la Russia, l’unità della NATO sarebbe seriamente messa alla prova.