Musica indie: intervista esclusiva agli Odiens
Abbiamo parlato degli Odiens e della loro musica in un precedente articolo che, se non avete letto,potrete trovare sul sito di newsly. Ora conosciamo meglio questo gruppo attraverso le loro parole e attraverso una bella playlist preparata per noi da Flavio e dagli altri Odiens.
Intervista Agli Odiens
Cominciamo con una domanda semplicissima, com’è nato il vostro gruppo?Cercavamo un modo per deludere ancora di più i nostri genitori e cinque anni fa abbiamo deciso di registrare un ep di quattro pezzi. Da allora è stata una discesa continua negli inferi dell’indie italiano.
“gli Odiens sono una serie infinita di episodi di Friends durante nottate passate a sognare cose poco raggiungibili”, Personalmente ho adorato questa descrizione del vostro gruppo (un po’ perché sono un’affezionata di Friends lo ammetto), ma insomma spiegateci un po’ come mai vi descrivete così…Mettiamola così: ci sono persone a cui questa serie non piace, persone a cui piace con moderazione, persone che la amano e persone che sono ossessionate da Friends. Poi ci siamo noi. Scherzi a parte, il sarcasmo e la dolcezza di questo show televisivo ci hanno influenzato in così tanti modi che è anche abbastanza difficile da spiegare. Possiamo rivelarti che uno dei nostri sogni segreti è suonare tutto il repertorio di Phoebe (da “Smelly Cat” a “Crazy Underwear”, passando per “Sticky Shoes” e “Parading Goats”) live al Central Perk.
La vostra musica, per vostra stessa ammissione, ha un gusto un po’ retrò, come mai questa scelta di suoni e di atmosfere? Ma soprattutto pensate sia la carta vincente per emergere? Flavio: Rispondo prima alla seconda domanda: no, ad oggi non è assolutamente la carta vincente per emergere. Ci piacciono le atmosfere cinematografiche, i suoni desertici, la psichedelia e un’attitudine più indie rock che “indieitaliano”. Questo non vuol dire che nelle nostre canzoni ci sia soltanto l’elemento retrò, ma che anzi cerchiamo di proporre qualcosa di molto personale partendo da alcune influenze precise. Ci piace scrivere, arrangiare e suonare questo tipo di musica e, onestamente, provare a scimmiottare i vari “Calcutta/I Cani/ Thegiornalisti/Coez” (tutti fuoriclasse nei loro campi) non avrebbe senso. C’è spazio anche per altro.
Era il 2015 quando è uscito “prima incisione”, il vostro primo album, cosa è cambiato nella vostra musica e cosa è cambiato di voi in questi due anni? Tante cose sono cambiate. Rispetto a “Prima Incisione” c’è stato un gigantesco lavoro di preproduzione durato mesi, durante il quale abbiamo cominciato a pensare ai pezzi in un altro modo e, di conseguenza, a suonare in maniera diversa. Alla fine delle registrazioni di “Long Island Baby” era palese che avevamo preso ormai un’altra strada musicale e quando è arrivato il master del disco siamo stati contentissimi, perché anche ascoltando i pezzi dell’album si percepisce tutto questo.
Facendo di nuovo un piccolo passo indietro, avete aperto i concerti di molti artisti di un certo calibro…ora una cosa però mi lascia stranita cioè siete passati da un Mannarino a un Marracash, due artisti piuttosto diversi, quindi qual è stata la reazione del pubblico del King del Rap? A Mannarino vi vedo già più vicini ma il pubblico di Marra è un po’ diverso per cui sono davvero curiosa (onestamente ascolto e amo entrambi ma quando mi partono in fila nella playlist cozzano un pochino ecco).In realtà per entrambi si trattava di un festival a Torino di qualche anno fa e abbiamo semplicemente suonato subito prima di loro in scaletta (di conseguenza il pubblico era abbastanza eterogeneo). Effettivamente sarebbe stato divertente aprire il concerto di un big del Rap come Marracash e prendersi fischi, coperchi di pentole e campanacci vari in stile “La Corrida”.
Parliamo di Long Island Baby, mi è piaciuto un sacco, ho adorato “Il ragazzo che soffriva ad oltranza”. Qual è la canzone dell’album di cui siete più soddisfatti o quella che per qualche ragione vi piace di più? Grazie di cuore.”Il ragazzo che soffriva ad oltranza” è sicuramente tra le preferite, ma “Alka Seltzer” è stata la canzone che ci ha fatto dire: “ok, facciamo questo disco e facciamolo così”.
Cosa direste a chi non vi conosce per convincerlo/a ad ascoltare gli Odiens? Dentro Long Island Baby c’è il pop, l’indie rock, la psichedelia e il cantautorato. Mica male, no?
Oddio vi dovrei chiedere quali sono i vostri progetti futuri a questo punto e cosa vi aspettate da questo album ma mi sembra una domanda piuttosto ricorrente nelle vostre interviste, quindi la salto. Vorrei sapere invece qualcosa di voi, qual è stato il primo cd o magari la prima cassetta che avete comprato? Flavio:Credo che il primo disco comprato (da mio padre per me) sia stato “Lorenzo 1997 – L’albero” di Jovanotti. Il primo disco effettivamente comprato da solo in un negozio di dischi con i soldi della paghetta è stato “Take Off Your Pants And Jacket” dei Blink 182.
Quali artisti secondo voi influenzano la vostra musica e o comunque a chi vi ispirate? Last Shadow Puppets, Tame Impala, Mac DeMarco, Arctic Monkeys, Ennio Morricone, Lucio Battisti, The National e tantissimi altri.
Ultima domanda giuro, vorrei sapere il vostro piatto preferito? Lo so, non centra nulla, ma tutte le interviste le chiudo così perché il cibo è una delle mie passioni. Flavio:Questa è quella più difficile. Io personalmente sono un grande amante dei primi classici e ho giurato fedeltà eterna a sua maestà l’amatriciana. I lettori meritano però di sapere che una nostra prova a settimana finisce con una pizza o un hamburger di gruppo, ovviamente con qualche pinta di IPA ad accompagnare.