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Mostra su Spartaco a Roma: all’Ara Pacis fino al 17 settembre 2017

All’Ara Pacis di Roma una mostra celebra le gesta di Spartaco e della rivolta degli schiavi con “Spartaco, schiavi e padroni a Roma”, visitabile dal 31 marzo al 17 settembre 2017. La rivolta di Spartaco, lo schiavo ribelle che nel 71 A.C. capeggiò la rivolta degli schiavi e che creò la scuola dei gladiatori a Capua, fu soppressa dalle legioni di Crasso dopo numerosi scontri.

La mostra, curata da Claudio Parisi Presicce, Orietta Rossini, Lucia Spagnuolo e con allestimento ad opera del regista Roberto Andò, ricorda la condizione più umiliante per un essere umano, la schiavitù. Esiste tuttora una schiavitù dell’essere umano e ha varie forme e varie condizioni. Il racconto di questa mostra è un racconto purtroppo senza tempo.

La schiavitù nel periodo dell’Impero romano

L’Impero di Roma e la sua dominazione sul mondo si reggeva grazie ai milioni di schiavi che facevano tutti i lavori. L’organizzazione dell’Impero non avrebbe mai potuto raggiungere tali vette se non avesse utilizzato gli schiavi che praticamente rappresentavano il cuore del sistema romano e portavano avanti la vita sociale e pubblica in tutti i suoi aspetti. L’intera economia era fondata sullo sfruttamento dell’essere umano.

La mostra “Spartaco, schiavi e padroni a Roma”

Nella mostra “Spartaco, schiavi e padroni a Roma” si possono ammirare 250 reperti storici ed archeologici tra altorilievi, catene, armi, utensili, monete, bolli laterizi e tanto altro, il tutto suddiviso in 11 sezioni. Gli oggetti esposti provengono dai musei di Capua, Napoli, Cuma, Roma, ma anche dal Louvre e dal Prado di Madrid. La mostra inizia con un dipinto che ben spiega la condizione di schiavitù dell’essere umano: un quadro di Camillo Miola, allievo prediletto di Domenico Morelli, del 1864 che proviene dal Maschio Angioino di Napoli. Esso rappresenta Plauto mugnaio che a causa del mancato pagamento dei debiti fu costretto a fare lo schiavo presso un mugnaio, all’epoca infatti si diventava schiavi anche se non si pagavano i debiti.

Una mostra che non è affatto anacronistica: oggi ci sono 21 milioni di uomini che lavorano come “schiavi” per portare avanti l’economia mondiale e le multinazionali di ogni genere. Lo sfruttamento dell’essere umano non è mai finito.

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