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Morte Borsellino sentenza: strage di Via D’Amelio “depistaggio di Stato”

Le motivazione della sentenza Borsellino Quater sono state depositate nel tardo pomeriggio di ieri. “Le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino sono state al centro di uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”. Scarantino si era autoaccusato di aver preso parte alla strage di Via D’Amelio. Nel ’98 il falso pentito ammise di non avere preso parte all’attentato del Giudice Borsellino e di essere stato costretto da Arnaldo La Barbera, ex capo della squadra mobile di Palermo a confessare il falso e di aver subito numerosi maltrattamenti durante la sua detenzione nel carcere di Pianosa.

Borsellino Quater: la sentenza

“È lecito interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di tale disegno criminoso, con specifico riferimento ad alcuni elementi”. I soggetti dello Stato sono i poliziotti e i Questori che indussero Scarantino a fornire false informazioni della strage di Via D’Amelio, fornendogli delle informazioni verosimilmente plausibili. “Un insieme di fattori avrebbe logicamente consigliato un atteggiamento di particolare cautela e rigore nella valutazione delle dichiarazioni di Scarantino, con una minuziosa ricerca di tutti gli elementi di riscontro, secondo le migliori esperienze maturate nel contrasto alla criminalità organizzata”. Invece le richieste dei Pm Boccasini e Saieva restarono inascoltate. Nel 2014 il Procuratore Ilda Boccassini dichiarava: “Quando arrivai a Caltanissetta da parte di tutti c’erano perplessità rispetto alla caratura del personaggio Vincenzo Scarantino. Ricordo perfettamente che si trattava di dubbi nutriti non solo dai magistrati ma anche dagli investigatori.” «Le anomalie nell’attività di indagine – si legge nella sentenza – continuarono anche nel corso della collaborazione dello Scarantino, caratterizzata da una serie impressionante di incongruenze, oscillazioni e ritrattazioni (seguite persino dalla ritrattazione della ritrattazione, e da una nuova ritrattazione successiva alle dichiarazioni dello Spatuzza), che sono state puntualmente descritte nella memoria conclusiva del Pubblico Ministero».

Borsellino Quater: Arnaldo La Barbera

Il Questore La Barbera ebbe un «ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, come è evidenziato dalla sua reazione, connotata da una inaudita aggressività, nei confronti di Lucia Borsellino, impegnata in una coraggiosa opera di ricerca della verità sulla morte del padre».  L’agenda rossa è il diario di Paolo Borsellino che, secondo i Magistrati, «conteneva una serie di appunti di fondamentale rilevanza per la ricostruzione dell’attività da lui svolta nell’ultimo periodo della sua vita, dedicato ad una serie di indagini di estrema delicatezza e alla ricerca della verità sulla strage di Capaci».

 

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