Milot l’artista regala opera da record a Cervinara: era profugo albanese
L’Irpinia regala una straordinaria storia di accoglienza. L’artista Milot, profugo albanese arrivato in Italia nel 1991, ha infatti deciso di donare una scultura da guiness dei primati alla città di Cervinara, che lo aveva accolto. Un gesto che non è passato inosservato, anche per l’invito agli altri artisti a unirsi a lui.
Milot dona a Cervinara una scultura da record
Alfred Mirashi, il nome all’anagrafe dell’artista Milot, è ormai un irpino doc. La sua riconoscenza per la città campana che lo ha accolto si è concretizzata con la sua ultima opera d’arte, la gigantesca chiave a forma di U posizionata all’ingresso di Cervinara. Una scultura alta 20 metri dal peso di 40 quintali, imponente e quasi da record. Tanto che potrebbe entrare nel Guinness dei Primati.
L’opera è stata finanziata con l’aiuto dell’amministratore comunale, che ha speso 10.000 euro. I lavori, durati un mese, sono stati coordinati dalla Pro Loco locale, con l’aiuto di quattro fabbri locali e della ditta Molinaro per l’illuminazione.
“Una chiave può essere usata una sola volta per aprire porte e cuori. Poi va piegata, così che non possa più servire a richiudere quello che ha aperto” è la spiegazione dell’artista alla scultura. Molte delle sue opere hanno la chiave come protagonista, a simboleggiare l’apertura totale dell’arte. Un messaggio di assoluta attualità, sia per il tema della tolleranza sia per le recenti polemiche sui nudi di Schiele a Londra.
“Sogno di trasformare Cervinara in una Pietrasanta dell’Irpinia. Ho già preso contatti con artisti famosi, che allestiranno ogni anno un’opera nella città per trasformarla in un’esposizione permanente a cielo aperto, un enorme museo di arte contemporanea. Voglio sdebitarmi così con chi mi ha aiutato quando avevo bisogno”. E Cervinara ha risposto a quest’intenzione con i fatti, annunciando che Mirashi riceverà la cittadinanza onoraria.
La storia di Milot
I destini di Milot e Cervinara si sono incrociati 26 anni fa, nel 1991. Il giovane albanese, allora appena diciannovenne, salpò da Durazze il 6 marzo, per arrivare a Brindisi. Era una delle prime grandi ondate migratorie, che provocò un’emergenza umanitaria. Mirashi venne smistato verso il piccolo paesino Irpino, dove, ricorda, “L’accoglienza fu commovente”.
Dopo qualche anno passato come intagliatore di legno Milot, nome d’arte ispirato alla sua città d’origine, fu aiutato dalla famiglia del filosofo Carlo Bianco a partecipare al concorso per entrare nell’Accademia di Brera. Nel 1999, vinto il concorso, è iniziata ufficialmente la sua carriera da artista.
Approdato in Cina, ha esposto alla Biennale d’arte contemporanea al museo di Pechino e visto il punto più alto della sua esperienza al Water Cube, dove ha vinto il primo premio di pittura. Una storia a lieto fine, iniziata su un barcone partito dall’Albania e raccontata con un linguaggio internazionale: l’arte.