Milano, Mercato Ortofrutticolo controllato dal boss Piromalli: 33 Arresti
Il figlio di don Pino Piromalli ed altre 33 persone sono accusate di autoriciclaggio e associazione mafiosa relativamente al mercato ortofrutticolo a Milano. Sono infatti coinvolti nell’operazione “Provvidenza”, scattata durante la mattinata del 26 gennaio e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dal procuratore Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto Roberto Di Palma ed effettuata dal Ros.
I coinvolti sono accusati di far parte della cosca di Gioia Tauro, nonché di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, tentato omicidio e altri reati aggravati. La cosca è attualmente capeggiata da Antonio Piromalli, 45enne figlio di don Pino, già condannato nel processo “Cento anni di storia”. Don Pino Piromalli era difatti un boss considerato molto pericoloso nonché “padrone” di Gioia Tauro. Ma attualmente suo figlio, accusato ad oggi anche lui, controllava il mercato ortofrutticolo di Milano giungendo anche a collegamenti in America, dove anche l’Fbi sta effettuando alcune verifiche.
I Piromalli, oltre ad infiltrarsi nell’economia calabrese, controllavano anche il mercato immobiliare milanese. Sebbene al centro della cosca ci fosse il giro di droga, infatti, i carabinieri del Ros hanno scoperto infatti come ci fossero stati traffici illeciti anche nel mercato ortofrutticolo di Milano. Infatti ad oggi, i Piromalli controllavano anche una parte di commercio di prodotti oleari negli Usa, dove avevano messo a capo un imprendiore italo-americano appartenente alla cosca di Gioia Tauro.
Gli accusati sono stati presi grazie alle intercettazioni telefoniche. In più, gli inquirenti del Ros, sono riusciti a capire anche il procedimento riguardante il narcotraffico che partiva proprio da Gioia Tauro. Non solo: le Forze dell’ordine hanno scoperto anche come la cosca Piromalli fosse riuscita ad infiltrarsi anche nell’economia calabrese. Difatti, avevano progettato la realizzazione di un centro commerciale all’altezza dello svincolo autostradale Salerno-Reggio Calabria. Mentre, a Milano, il figlio del boss era arrivato a controllare l’imprenditoria, settori immobiliari ed agroalimentare.
Sul patrimonio del figlio del boss, che è residente a Brienza, si è anche trovato provenienze illecite in società d’abbigliamento e in imprese operanti nell’edilizia e gestione di alberghi. Dopo aver preso il posto del padre, conosciuto come Giuseppe “don Pino” Piromalli, ora detenuto al 41 bis, gli inquirenti hanno descritto Antonio Piromalli come “la persona più indicata per fare le veci del padre. Quel padre che, peraltro, era stato per anni e anni, anzi diversi decenni, la guida della ‘famiglia’ che, sotto la sua direzione, aveva prosperato sempre più e che, dalla originaria condizione di ‘ndrina dal livello agro-pastorale, era lievitata al livello di vera holding del crimine privilegiando, prima tra tutte quelle della Provincia di Reggio Calabria, gli aspetti economici ed imprenditoriali del crimine organizzato, non disdegnando e, anzi, curando, come visto nel corso della esposizione, anche di mantenere gli opportuni contatti col mondo politico e delle istituzioni”.