I migliori film politici italiani di tutti i tempi
Il cinema italiano di ogni epoca è sempre stato apprezzato all’estero: sarà per la presenza di grandi attori e grandi registi, sarà per la carica innovativa portata dal Neorealismo, sarà anche per la capacità di scandalizzare, l’Italia è diventata, durante il secolo scorso, patria indiscussa del cinema.
Tuttavia molti film non hanno avuto la popolarità che avrebbero meritato: questi sono i film politici, grande filone o “genere” della cinematografia italiana. Troppo allusivi per essere capiti all’estero e troppo eloquenti per essere apprezzati in Italia, i film politici hanno percorso la storia del cinema e hanno raccontato con freddezza e, a volte, con ironia, fatti nefasti dell’attualità italiana: scioperi, omicidi, intrighi di palazzo, stragi, terrorismo.
Tuttavia il cinema politico in Italia è ancora vivo: è vero che molto si deve a ciò che è stato, ma l’originalità in alcuni autori non manca. Si propongono qui, alcuni film politici italiani da vedere assolutamente. Il loro ordine di presentazione è del tutto casuale.
Migliori film politici italiani da vedere: l’elenco completo
La classe operaia va in paradiso, Elio Petri, 1971
Titolo che non può assolutamente mancare in questa lista, La classe operaia va in paradiso è parte della trilogia della “nevrosi” di Elio Petri, geniale regista romano. Sullo schermo c’è sempre Gian Maria Volontè, grande interprete italiano e simbolo del cinema impegnato in lotte politiche.
Il film tratta dell’ondata di scioperi nelle fabbriche del Nord Italia e di come lo stakanovismo sul lavoro e il conseguente sfruttamento non paghi mai. Il film è anche una fortissima denuncia sullo stato di alienazione della classe operaia, molto allusivo alle polemiche sindacali dell’epoca.
Todo Modo, Elio Petri, 1976
Film enigmatico, mai veramente compreso e solo recentemente riscoperto grazie ad amanti del cinema. Todo Modo è tratto in parte dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia e il cast che recita in questo film è composto dal solito Volontè, ma anche da Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Franco Citti, Mariangela Melato.
A metà tra la fantascienza, la distopia e la politica, Todo Modo racconta di alcuni politici influenti che si rinchiudono in un bunker per seguire “esercizi spirituali” a tema religioso, solo che questi vengono mano a mano trovati misteriosamente morti. Il motivo della cattiva fama di questo film è semplice: Petri sembra aver predetto l’omicidio Moro e Volontè è incredibilmente somigliante al famoso politico pugliese ucciso dalle Brigate Rosse.
Le mani sulla città, Francesco Rosi, 1963
Francesco Rosi utilizza la lezione neorealista per raccontare uno scorcio di politica malata e corrotta. Ambientato a Napoli, Le Mani sulla città racconta dell’abusivismo edilizio e dei palazzoni che ancora oggi caratterizzano lo “skyline” della città.
Film dal ritmo martellante, Rosi non ha paura di inserire lunghissime sequenze girate in consiglio comunale, dove spuntano tutte le ipocrisie di una classe politica che è interessata solo al proprio guadagno. La scena finale è veramente emblematica.
Salvatore Giuliano, Francesco Rosi, 1962
Ancora Francesco Rosi: il regista napoletano solo un anno prima gira un lungo film su uno dei fatti più emblematici della storia repubblicana. Facendo ampio uso del flashback e di una narrazione volutamente confusa e spezzettata, Rosi racconta la vita e la morte di Salvatore Giuliano, all’epoca bandito (oggi lo chiameremo mafioso), responsabile della strage di Portella della Ginestra del 1947, in cui morirono contadini ed operai innocenti.
Il Divo, Paolo Sorrentino, 2008
Volendo contaminare il vecchio con il nuovo, non può mancare Il Divo di Paolo Sorrentino. Film pluripremiato a Cannes, racconta l’ultimo periodo politico di Giulio Andreotti, uomo simbolo della Prima Repubblica. I fatti sono ambientati all’inizio degli anni ’90, proprio prima dello scandalo di Tangentopoli che fece “crollare” il mondo partitico italiano.
Toni Servillo è Andreotti ripreso in tutte le sue caratteristiche. Sorrentino, grazie ad un innovativo stile registico e al suo tocco molto “pop”, prova a raccontare i misteri politici di quegli anni tra cui ferimenti, omicidi, stragismo politico e di mafia, e tentati colpi di stato.
Vogliamo i colonnelli, Mario Monicelli, 1973
Non è detto che tutti i film politici debbano essere drammatici. Lo sa Mario Monicelli, simbolo indiscusso della commedia all’italiana che in Vogliamo i colonnelli, immagina un parodico colpo di stato in Italia. In realtà il tema era più serio di quanto possa sembrare: nonostante Monicelli parodiasse i maldestri e malriusciti colpi di stato nostrani (il Golpe dei Forestali, o Golpe Borghese ne è l’emblema), stati molto vicini politicamente a noi come il Cile o la Grecia sperimentavano questa feroce dittatura militare. Il film, interpretato da un impeccabile Ugo Tognazzi, riconoscibile per la sua comicità corrosiva, è stato ampiamente rivalutato in seguito.
Novecento, Bernardo Bertolucci, 1976
Definire Novecento non è facile. Non propriamente un film italiano, nel senso destinato ad un pubblico esclusivamente italiano, Novecento racconta vite di personaggi vissute negli anni più drammatici del secolo scorso, tra guerra e scontri politici.
Diviso in due atti data la sua lunga durata, è interpretato da Robert De Niro e Gerard Depardieu. Il film è un vero e proprio kolossal sulla politica e sulla società italiana da vedere almeno una volta nella vita. La colonna sonora del maestro Morricone e la fotografia di Vittorio Storaro donano spessore ad un’operazione veramente complessa.
I cento passi, Marco Tullio Giordana, 2000
I cento passi è un film cult diventato simbolo ed emblema di lotta politica ma soprattutto di lotta alla mafia. Tratto, tristemente, da una storia vera, racconta di Peppino Impastato, figlio di un mafioso che decide di rinnegare il nome del padre e la storia della sua famiglia. A Cinisi, il suo paese, capisce che la politica è pienamente collusa con la mafia, e si darà da fare per combattere questa cappa oppressiva. Interpretato da un grande Luigi Lo Cascio, I Cento Passi è il film politico per eccellenza del 2000.
Salò o le 120 giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini, 1975
Se si parla di cinema politico, non si può non parlare di Pasolini. Salò è l’unico film di Pasolini che parla esplicitamente di politica. In realtà tutta la sua filmografia ne parla: per Pasolini, poeta prima che regista, la politica è vita e la vita si esplicita in molteplici forme. Salò è il punto di arrivo di un lungo cammino, è l’equivalente cinematografico dell’incompiuto romanzo Petrolio.
Non è un film facile da vedere e non è un film da vedere a cuor leggero, volutamente disturbante e disgustante, porta alle estreme conseguenze la perversione e la follia dei gerarchi fascisti repubblichini che, in una villa a Salò non hanno timore di schiavizzare giovani proletari per le loro perversioni sessuali. Il finale è l’emblema della confusione esistenziale che regna nelle classi subalterne.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Elio Petri, 1970
Chiudiamo come abbiamo iniziato. Elio Petri firma questa pellicola molto dura sugli abusi e sulle prepotenze di alcuni membri delle forze dell’ordine.
Vero capolavoro di genere, l’Indagine è interpretata da un caricaturale poliziotto siciliano, Gian Maria Volontè, che non ha paura di far carriera incolpando innocenti e si crede immune da ogni punizione e da ogni legge. Il finale è storia e denuncia la forte omertà che pervade le nostre vicende sociali.