Maura Messina: intervista esclusiva per Newsly
Daniela Merola intervista in esclusiva per Newsly l’artista e scrittrice Maura Messina. Nata a Napoli, sin da bambina dimostra di avere una autentica passione per il disegno. A 15 anni incontra Amleto Sales con il quale impara a dipingere a olio su tela. Nel 2011 si laurea in design per l’innovazione e pubblica la tesi “Napoli, città di scarto” sull’aiapzine l’osservatorio internazionale di design. Ha progettato alcuni lavori di comunication design come quello del 2012 per una scuola primaria di Quarto dove ha eseguito un ampio murales. Ha partecipato anche a mostre collettive e nel 2014 ha esposto alla mostra “la terra dei fuochi” presso il Real sito Belvedere di San Leucio, Caserta. Nel 2014 ha pubblicato per homo scrivens “diario di una kemionauta”.
- Maura Messina, sei una comunication designer, ovvero unisci la comunicazione moderna con il design e la pittura. Come riesci ad unire queste tre forme espressive diverse fondendole in una unica forma artistica.
– Sono aspetti che mi appartengono e la commistione a volte vien fuori in maniera naturale. Ogni volta che elaboro un progetto parto sempre da uno schizzo fatto a mano e ogni volta che disegno mi pongo il problema di cosa voglio comunicare. Arte e design diventano così due facce della stessa medaglia.
- In linea generale quali sono le tematiche che ti piace o che preferisci rappresentare ed esprimere?
–Nell’arte viene fuori la parte più profonda di me. Solitamente rappresento figure femminili che ricordano dei manichini. Nei progetti di comunicazione prediligo quelli dove emerge l’impegno sociale, in tal senso mi piacciono molto i progetti di Franco Canale.
- Il tema della “terra dei fuochi” in Campania ti sta molto a cuore, hai infatti partecipato al video flashmob di denuncia “stop biocidio” di Luca Delgado. Che esperienza è stata per te?
– Un’esperienza molto stimolante. È stata la mia prima volta da “aiuto regista”. Il progetto è nato in tempi brevi, sapevamo di doverci muovere in fretta e a costo zero. Il flashmob è stata la rappresentazione perfetta del concetto “l’unione fa la forza”, ci siamo ritrovati amici, conoscenti e non a condividere un momento molto forte, ognuno ci ha messo il proprio entusiasmo, ma soprattutto molto “cuore”. Il gruppo è rimasto compatto. Queste sono esperienze che non si dimenticano, soprattutto quando si è motivati.
- Da artista a tutto tondo a scrittrice. A 26 anni ti ammali di un tumore, il linfoma di Hodgkin, e non bisogna aver paura a pronunciare la parola tumore, bisogna combatterlo e vincerlo come hai fatto tu. Dalla malattia hai iniziato a scrivere questo “diario di una kemionauta” edito da Homo Scrivens. Cosa ti ha spinto ad iniziare a scrivere?
-Quando ho avuto la diagnosi e mi hanno spiegato il percorso di cura che di lì a poco avrei iniziato, i medici mi hanno vietato una serie di cose. Nell’elenco dei “divieti” c’era la pittura ad olio, la mia più grande passione. Sapevo che avrei avuto molto tempo da dedicarmi, avrei voluto impiegarlo per dipingere, ma con il “divieto” ho dovuto optare per la scrittura. Ho iniziato a scrivere su suggerimento di Mario, un mio carissimo amico. Gli dissi che non sapevo come riempire le giornate, lui quasi a sfottò rispose: «Scrivi, vedi che tra il tempo che ci metti tra scrittura e correzione, le ore voleranno». Non sei una persona che si è mai pianta addosso ed è questo il tuo punto di forza. Cosa puoi dire a tutti coloro che combattono un tumore in questo momento? Tenete duro. Ogni battaglia è personale, ma nonostante l’esito incerto, c’è tanta vita che pretende di essere vissuta. Si manifesta soprattutto nelle piccole cose, anche in una goccia di pioggia che riga il vetro di una finestra. Non sono qui ad insegnare niente a nessuno, semplicemente riporto la mia esperienza. Sapete cosa ho pensato dopo la diagnosi? Che oltre al danno (il tumore) non avrei subito la beffa di piangermi addosso. Se avessi avuto davanti dieci minuti o dieci anni, non li avrei sprecati alimentando la tristezza. Da quel momento, ogni istante ha acquisito un valore immenso.
- “Diario di una kemionauta” ha avuto molto successo, hai fatto tante presentazioni e tuttora ti capita di farle. Hai ricevuto molti riconoscimenti tra cui il “premio Pulcinellamente” 2015 a Sant’ A quale di questi riconoscimenti sei più affezionata?
–Sono affezionata a tutti i riconoscimenti, ognuno è stato inatteso e mi ha regalato emozioni indescrivibili. Salire su un palco e avere la possibilità di raccontarsi sperando di trasmettere un messaggio di vita non ha prezzo. Non è l’oggetto o la pergamena che ricevi ad avere importanza di per sé, ma è il tesoro umano che gli fa da contorno.
- Hai ricevuto anche il Patrocinio morale dal Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, dalla Presidenza della Repubblica italiana, dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli e dal Comune di Villaricca. Tutto questo interesse intorno la tua storia cosa ti ha fatto comprendere?
-iMi ha fatto comprendere che quando credi in un sogno e lotti strenuamente per realizzarlo, prima o poi i risultati arrivano e magari si riesce ad attirare l’attenzione anche delle Istituzioni. Per rendere reale un sogno bisogna coltivarlo, prendersene cura e lavorare sodo. Mi farebbe piacere approfittare di questa intervista per lanciare un messaggio: non servono raccomandazioni per realizzare i propri obiettivi, la pubblicazione di “Diario di una kemionauta” ne è una prova.