Bidnija, Malta. L’ennesima autobomba. Sembra sia questa la “cifra distintiva” della malavita organizzata, non solo a livello italiano ma internazionale. Quando qualcuno si fa scomodo, quando le sole minacce non bastano più. E’ morta così ieri pomeriggio verso le 15:00 Daphne Caruana Galizia, la giornalista e blogger 53enne che attraverso il suo coraggioso lavoro aveva svelato i dettagli dello scandalo dei Panama Papers. La Galizia, a bordo della sua Peugeout 108 è deceduta a seguito della deflagrazione. Rottami vari sono stai rinvenuti anche a diversi metri di distanza dal punto in cui è stata ritrovata l’auto. Difficile pensare che non fosse proprio lei l’obiettivo di quella che può essere considerata a tutti gli effetti un’esecuzione.
Quel vaso di Pandora scoperchiato su Malta
Daphne Caruana Galizia non era una sprovveduta. Sapeva che il suo lavoro l’avrebbe travolta come un fiume in piena. Dinanzi alla scelta se portare fino in fondo le sue ricerche o tacere, per restare nella comfort zone di mamma e giornalista a tempo pieno Daphne ha scelto di raccontare ancora una volta. Raccontarci una storia, quella maltese fatta, per esempio, di tangenti pagate dall’Azerbaijan alla moglie del primo ministro. Obiettivo? Facilitare firme su accordi energetici che valevano milioni.
E che dire dell’istantanea,offertaci su un piatto d’argento, dell’infamia del presidente della Pilatus Bank di Malta? Parliamo dell’iraniano Seyed Ali Sadr che fugge dalla porta, sul retro con le valigie piene di documenti. Per arrivare poi ai passaporti venduti ai russi. Senza tralasciare nemmeno quel famoso trattamento fiscale di favore alle società straniere. Queste sono solo alcune delle inchieste che hanno schiacciato il governo di Malta contro il muro della verità, obbligandolo ad una risposta.
È stato il figlio ad allertare la polizia, dopo aver sentito l’esplosione. Ieri, soltanto pochi minuti prima Daphne aveva pubblicato l’ultimo post sul suo blog. Forse, presagendo che le fosse rimasto ben poco da vivere, ci lasciava così “Ci sono criminali ovunque, la situazione è disperata”. Stando alle prime indiscrezioni in merito l’ordigno potrebbe essere stato azionato a distanza, come accaduto a suo tempo per Falcone e Borsellino. E pensare che, solo quindici giorni fa si era presentata lei stessa alla Polizia per comunicare d’aver ricevuto minacce.
Una “donna WikiLeaks” dietro il blog Running Commentary
Così la definì nel dicembre scorso Politico, il quotidiano statunitense con sede in Virginia ma ampiamente distribuito, in forma gratuita fra Washington D.C. e New York. Inserendola nell’annuale lista delle 28 persone più influenti, il quotidiano fece capeggiare il titolo meritatissimo di “the blogging fury“. Una donna per certi versi temuta dall’illegalità politica e non solo stanziatasi a Malta. Una giornalista che, scrivendo nel suo Running Commentary, il blog per cui era conosciutissima nel suo Paese aveva accusato apertamente il governo di centrosinistra a capo del Governo dell’isola di essere al centro di un giro di corruzione davvero ampio.
Per capire davvero chi fosse Daphne e quale ruolo decisivo abbia rivestito nello scoperchiare il terribile vaso di Pandora maltese, riversando sotto gli occhi di tutti il lerciume che vi serpeggiava da anni basti sapere che fu la prima a dare la notizia del coinvolgimento di Konrad Mizzi e Keith Schembri, rispettivamente capo dello staff di Muscat e ministro dell’Energia e della Salute, nei Panama Papers. Il Joseph Muscat, da giugno premier di Malta (nonché principale bersaglio della Galizia) che ieri ha definito la sua morte “un perfido attacco alla libertà d’espressione”.
Ha tenuto infatti a ricordare che “Caruana Galizia era fortemente critica nei miei confronti, sia dal punto di vista politico che personale, ma nessuno può giustificare questo atto barbaro. Non mi fermerò finché non verrà fatta giustizia“. Sempre quest’anno, infatti la giornalista, operativa dal 1987, attraverso il suo blog aveva sostenuto che la società panamense Egrant fosse di proprietà di Michelle Muscat, moglie del primo ministro. Da qui le nuove elezioni anticipate di giugno, a seguito dello scandalo. Nuovamente vinte fra l’altro dai Laburisti di Muscat, che assieme alla moglie negò qualunque illecito.
La Malta corrotta di cui parlano, ora anche i Social
Fa sentire la sua voce Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, che già ieri ha condannato la morte della Galizia definendola un “brutale assassinio”. Il paragone che viene fatto nel suo tweet spiega davvero a pieno, come del resto precedentemente ha comunicato in lingua inglese che Daphne Caruana Galizia è “un tragico esempio di giornalista che ha sacrificato la propria vita alla ricerca della verità.” E promette “Non sarà dimenticata“.
Daphne Caruana Galizia assassinata come Siani.Uccidono i giornalisti quando sanno che stanno per scoprire la verità.Ora luce sull’omicidio!
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) October 16, 2017
Cosa ne pensiamo noi
Chissà se Daphne, potendo leggere le dichiarazioni di Muscat, riuscirebbe, oggi a credere alle sue parole. Certo è che il Governo maltese non sia riuscito a proteggerla. E che questo dipenda o meno dal grado di corruzione di Muscat noi non possiamo saperlo. Allo stato attuale, l’inchiesta internazionale e indipendente, così strenuamente portata avanti da lei e secondo cui Malta farebbe da “base pirata per l’evasione fiscale in UE” potrebbe essersi arenata per sempre, seppellendo negli abissi omertosi e confortanti del silenzio il lavoro di una vita.
Eppure oggi, grazie ad un post di Matthew Caruana Galizia siamo certi che il Running Commentary non si fermerà, e con lui nemmeno il lavoro di sua Matthew ne prenderà il testimone con coraggio. La voce di Daphne continuerà ad urlare, implacabile più forte di prima.