“Lion – La strada verso casa” di Garth Davis: Trama e Recensione
Nominato a quattro Golden Globe e vincitore di cinque premi al Festival Internazionale Capri Hollywood.
Lion- La strada verso casa segna l’esordio alla regia dell’australiano Garth Davis, regista televisivo. Il film è tratto da una storia vera e tratto dalle memorie di Saroo Bierley. Saroo ha cinque anni e vive in un misero e sperduto villaggio indiano. Lasciato spesso solo dalla madre a badare a suo fratello Guddu, Saroo un giorno sale per sbaglio su un treno che conduce a Calcutta e si perde per le strade di una città sconosciuta senza sapere come fare per tornare indietro.
Dopo diverse peripezie, finisce in un orfanotrofio e nessuno è riuscito ad aiutarlo a ritrovare la sua famiglia. Il piccolo non conosce il nome del villaggio dove è nato, né della sua regione, né il nome di battesimo della madre. Saroo viene così mandato in Australia, dove è adottato dai coniugi Sue (Nicole Kidman) e John (David Wenham) Bierley. Saroo cresce tranquillamente con la sua nuova famiglia senza mai essere sfiorato dal desiderio di ritrovare la strada di casa.
Vent’anni dopo, Saroo adulto (Dev Patel) è un ragazzo genuino e brillante e sta anche innamorandosi della sua collega Lucy (Rooney Mara), ma non ha dimenticato le sue radici. I ricordi cominciano a riaffiorare e Saroo intraprende un viaggio alla scoperta del proprio passato.
Odissea e racconto d’identità si fondono Lion
Lion è un film dalla buona messa in immagine ma dalla regia furba, che punta diritto agli Academy, ispirandosi apertamente ad altri film analoghi (The Millionnaire e Salaam, Bombay!). E’ un film che cambia spesso sia a livello di racconto per immagini (comincia come un interessante documentario sull’India e punta poi al commerciale) che tematico (da odissea a racconto di formazione a trama di ricongiungimento). Tuttavia, pur avendo dalla sua una storia straordinaria, pur puntando alle lacrime facili, non riesce ad essere vibrante nell’emotività dello spettatore.