Attualità

Isis, a Torino arrestato un militante italo-marocchino

Si chiama Elmahdi Halili, 23 anni, l’italo-marocchino arrestato questa mattina con l’accusa di “partecipazione all’associazione terroristica dello Stato islamico”. Halili era una cellula operativa efficiente in Italia: il questore Francesco Messina e il capo della Digos Carlo Ambra hanno sottolineato come il ragazzo fosse alla ricerca di “lupi solitari”, soggetti in grado di compiere atti terroristici imprevedibili e senza una particolare organizzazione. Ne aveva incontrati diversi, sia stranieri che italiani convertiti, alcuni erano già conosciuti dalle forze dell’ordine.

Halili stava studiando come preparare il camion per compiere un attentato, siamo intervenuti in tempo” è quanto dichiarato da Messina. “Era il momento di intervenire, non potevamo permetterci di aspettare che individuasse l’obiettivo. Si sono configurati gli elementi di un’azione immediata. Si tratta di un soggetto molto motivato, senza nessuna intenzione di ravvedersi”.
La radicalizzazione del ragazzo sarebbe avvenuta al di fuori del nucleo familiare. Gli inquirenti hanno definito la famiglia di Halili come “una famiglia perbene” e da questa era stato allontanato per gli atteggiamenti radicali che avrebbe cominciato ad assumere nei confronti dei familiari, specialmente della madre.

Halili è considerato l’autore del primo testo di propaganda dell’Isis in italiano e nel 2016, quando Abu Mohammed Al Adnani, capo della propaganda e portavoce dell’Isis, fu ucciso ad Aleppo, Elmahdi creò una piattaforma social dove pubblicò tre diverse playlist con i messaggi più famosi di Al Adnani. Dalla finestra della casa di Lanzo, dove hanno fatto irruzione questa mattina le forze dell’ordine, la sorella del militante ha gridato: “Avevi promesso che non l’avresti fatto più”.
Sono tredici i decreti di perquisizione nell’ambito della stessa inchiesta scattati anche in altre città italiane: oltre a Torino, Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia.
L’indagine su Halili era partita alla fine del 2015, quando il ragazzo aveva patteggiato una condanna a due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo per la pubblicazione sul web di alcuni documenti dell’Isis. Dopo aver subito la condanna, dichiarano gli inquirenti, il giovane ha accelerato il processo di radicalizzazione e ha intensificato l’attività di proselitismo ed indottrinamento.
Elmahdi, al momento dell’arresto, ha gridato “Tiranni” Vado in prigione a testa alta”.

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