Immigrazione in Italia, 13000 sbarchi di migranti nel weekend
Come da previsione il fenomeno migratorio, con l’avanzare dell’estate, è in pieno sviluppo. Le organizzazioni criminali operative in Nord Africa, che lasciano in balia del mare i migranti che pagano per essere trasportati in Europa, approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli stanno intensificando l’attività lungo la tratta Mediterranea.
Proprio questa mattina, a Catania, 650 migranti sono sbarcati da una nave svedese, sette di loro hanno perso la vita in mare. Fonti delle Nazioni Unite hanno rilevato che nell’ultimo weekend siano sbarcate in Italia circa 13000 persone, di cui 2000 non hanno superato la traversata della morte.
Immigrazione: il braccio di ferro con l’Unione Europea
Se soccorritori e centri di accoglienza sono in piena emergenza, anche la politica non trascorre momenti migliori. Subito dopo l’ultimatum italiano, consistente nella proposta di chiudere i porti a navi straniere, non si sono fatte attendere le risposte della comunità internazionale.
Il primo semaforo rosso arriva da oltralpe. I francesi, dopo le tensioni per aver respinto i migranti sfuggiti alla polizia italiana a Ventimiglia, hanno annunciato che si occuperanno solo ed unicamente dei richiedenti asilo e non dei migranti economici. Il presidente Macron non modifica la linea di governo dei suoi predecessori, e si dichiara contrario alla revisione del Trattato di Dublino.
I vertici di Bruxelles, invece, hanno intenzione di rimandare la discussione alla settimana prossima, quando a Tallin si terrà un vertice informale tra i capi di stato europei. Nonostante il primo tema che verrà trattato sarà quello migratorio, non si intravedono speranze per una risoluzione immediata ed efficace.
Pomo della discordia continua ad essere la distinzione tra migrante economico e richiedente asilo. Nonostante entrambe le categorie indichino uomini e donne provenienti da situazioni di estrema difficoltà, il diritto di asilo politico viene riconosciuto solo a migranti provenienti da Afghanistan, Siria, Iraq, Nigeria e Iran. “Immaginate uno che fugge per motivi politici, o anche per reddito basso, e rimane in un campo profughi per due, tre anni. E poi viene qui – dichiara l’ex premier Romano Prodi – Ma come facciamo a distinguere chi è rifugiato?”
Fenomeno migratorio: le soluzioni sul tavolo
Nonostante il Presidente del Parlamento Europeo Tajani si sia proposto di trattare personalmente con il presidente Macron, è difficile che i leader europei aprano le porte dei loro paesi ai non richiedenti asilo o a coloro che non ne hanno diritto. (Si ricorda che i requisiti richiedere asilo spesso non rispecchiano le reali condizioni del paese di provenienza del migrante). Di conseguenza, o per linea politica, o per compiacere l’opinione pubblica, la linea più accreditata è quella della trattativa con i paesi in cui gli scafisti operano.
Ad ogni modo un gruppo di europarlamentari ritiene che le misure adattate, ovvero la protezione militare dei confini ad ogni costo, non siano efficaci. Come ha dichiarato alla stampa la parlamentare Schlein: “Da tempo stiamo conducendo una battaglia per cancellare il criterio ipocrita del primo Paese d’accesso e sostituirlo con un meccanismo centralizzato e permanente di ricollocamento. Trovo vergognoso che l’unica cosa su cui i governi europei riescano a trovare un accordo sia l’esternalizzazione delle frontiere e delle responsabilità sull’accoglienza, parlando solo di accordi con la Libia e i Paesi terzi per evitare l’arrivo dei migranti, mentre non fanno un passo avanti su Dublino”. I prossimi sviluppi della faccenda dipenderanno dalla reattività europea al vertice di Tallin e poi a quello di Amburgo. In questo momento storico, ogni passo falso rischia di aprire a processi difficilmente invertibili.