Immigrazione: Accordo raggiunto per la redistribuzione in Europa
Ecco la bozza di accordo raggiunto al vertice di Malta sulla redistribuzione dei migranti in Europa.
Il vertice di Malta tra alcuni ministri degli Interni europei sembra stia portando a un primo accordo sulla redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo da navi delle Ong e navi militari operanti nella zona. L’accordo in questione, come detto, dovrebbe rigurardare i richiedenti asilo salvati da Ong o navi militari e non i così detti ”sbarchi fantasma” che vedono ogni giorno arrivare nel nostro Paese piccoli gruppi di persone con mezzi di fortuna.
Accordo sull’immigrazione raggiunto?
Per ora ancora nulla di ufficiale ci giunge da Malta e, soprattutto, questo eventuale accordo non deve di certo farci credere che la questione dell’immigrazione sia risolta, ma l’accordo di cui si parla in queste ore sembra rappresentare un passo verso una maggiore condivisione del problema all’interno dell’Unione Europea: infatti, Francia e Germania sembra abbiano accettato di accogliere un quarto ciascuno dei richiedenti asilo che arriveranno in futuro in Italia, a Malta e negli altri Paesi maggiormente esposti ai flussi migratori e, soprattutto, c’è unimportante apertura al tentativo di rendere obbligatoria per tutti i Paesi UE l’accettazione di quote dei migranti sbarcati in Europa .
La dicitura ”richiedenti asilo” sembra essere una buona soluzione per coinvolgere nei meccanismi di redistribuzione un numero maggiore di persone ed evitare che solo una piccola parte di migranti, quelli provenienti da Pesi notoriamente in guerra, possano raggiungere Francia e Germania. Come detto, da questo accordo sono escluse tutte quelle persone che arrivano in Italia a bordo di barchini e che, complice la guerra dichiarata alle Ong dagli ultimi due ministri degli Interni, negli ultimi tempi sono divenute la maggioranza delle persone sbarcate sulle nostre coste.
Cosa succede adesso?
Come detto, siamo ancora ben lontani dalla soluzione definitiva del problema: infatti, il prossimo passo sarà cercare di coinvolgere una numero sempre maggiore di Paesi e, successivamente, trovare dei meccanismi per vincere le remore di quegli Stati che di redistribuzione non vogliono assolutamente sentire parlare. Tutto questo dovrebbe essere preliminare a una modifica del Regolamento di Dublino che più volte si è arenata in questi anni ma la sensazione è che se ci si concentra solo sui ricollocamenti senza pensare a un serio piano di investimenti in Africa a lungo termine il flusso di disperazione, purtroppo, non si arresterà.