Guerra in Siria, USA varano nuove sanzioni alla Russia
Gli occhi del mondo restano puntati sul conflitto in Siria dopo il provocatorio attacco USA di venerdì notte che ha fatto temere a qualcuno che in quel Paese martoriato si potesse arrivare a uno scontro frontale tra Russia e Stati Uniti. Oggi gli americani sono pronti a varare nuove sanzioni nei confronti di società russe accusate di aver fornito supporto ad Assad negli attacchi chimici di Douma che gran parte del mondo occidentale imputa al capo del regime siriano.
Nonostante le mosse che hanno alzato la tensione messe in atto nelle ultime ore, gli Stati Uniti sembrano restare dell’idea di disimpegnarsi il più possibile dal conflitto siriano e chiedono maggiore impegno agli alleati, in particolare a Macron che, in un’intervista rilasciata a una TV francese, ha presentato l’azione di venerdì notte legittima e, anzi, ha invitato gli USA a un maggiore impegno.
Il punto della situazione
La situazione non è precipitata come era legittimo temere qualche giorno fa e lo scontro frontale è stato evitato anche questa volta, ma la situazione siriana resta drammatica a sette anni dallo scoppio di questo conflitto civile che ha reso il Paese campo neutro di una partita che lo riguarda solo in minima parte. In realtà a essere in gioco sono equilibri internazionali divenuti nuovamente delicati dopo il ritorno della Russia come grande potenza sulla scena internazionale. Putin risulta essere il maggiore sostenitore del regime di Assad che, pertanto, è avversato dagli Stati Uniti che hanno sostenuto alcuni gruppi ribelli in Siria e che puntano alla deposizione del dittatore siriano. Non occorre forse essere grandi esperti di dinamiche internazionali per immaginare che gli sventurati protagonisti delle immagini dell’attacco chimico di Douma siano stati presi solo come pretesto per un attacco che è solo una mossa nella lunga partita a scacchi che in questi anni sta mettendo in palio la supremazia nell’area medio orientale.
In questo scenario c’è da tenere conto anche delle prese di posizione ancora una volta frammentate dell’Europa: infatti, se la Francia di Macron, come fatto da Sarkozy nel 2011 in Libia, sembra essere particolarmente favorevole a un conflitto in cui punta a ritagliarsi un ruolo di spicco e rimettersi al centro della scena internazionale, Germania e Italia, pur non abbandonando completamente l’alleato americano, hanno deciso di restare alla finestra e, per il momento, chiamarsi fuori da questa escalation.
Insomma, mentre le pedine sulla scacchiera continuano a muoversi e l’opinione pubblica continua a spaccarsi a sostegno dell’una o dell’altra fazione, in Siria si continua a morire e l’ipotesi che questo perverso gioco continui ancora a lungo sembra essere drammaticamente reale.