Cinema

Golden Globe 2017, Meryl Streep contro Trump: “Un potente che ha offeso un disabile”

Meryl Streep contro Donald Trump

Un premio rimasto “fuori carreggiata” ma non per questo in ombra è il Cecil B. De Mille Award alla carriera dato a Meryl Streep, ieri notte 8 gennaio 2017 al Beverly Hilton Hotel. L’attrice era in gara anche come migliore attrice in una commedia o musical grazie al film Florence di Stephen Frears. Poco male se si è vista soffiare la statuetta, che per lei sarebbe stata l’ennesima, da Emma Stone, aveva comunque di certo il premio alla carriera.

Quando è salita sul palco per ritirare il premio, l’attrice vincitrice di ben tre premi Oscar (molto vicina al record detenuto dalla grande Katherine Hepburn, che arrivò a farne quattro) ed ex Presidentessa di Giuria allo scorso Berlino Film festival (dove premiò con l’Orso d’oro il nostro Fuocoammare di Gianfranco Rosi), lei che solo qualche anno fa incoraggiava il discorso di ritiro dell’Oscar di Patricia Arquette, incentrato sulle differenze salariali tra uomini e donne all’interno dello star system, ha pensato bene di incentrare il suo discorso su un attacco al nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. La prima parte del suo discorso è stata forse più velata, quando ha esordito con:

“Apparteniamo alla categoria più diffamata in America. Pensateci: Hollywood, stranieri, stampa. Cos’è Hollywood? Tante persone che arrivano da posti diversi: io sono nata e cresciuta in New Jersey, dove ho frequentato la scuola pubblica; Sarah Paulson è stata cresciuta da una madre single; Amy Adams è nata a Vicenza, in Italia, e Natalie Portman a Gerusalemme. Ruth Negga è nata in Etiopia e cresciuta in Irlanda, Ryan Gosling, come tutte le persone più gentili, è canadese, mentre Dev Patel è nato a Londra da due genitori di origini indiane nati in Kenya. Hollywood, dunque, è piena di stranieri, per cui se dovessero cacciarli via non avreste altro da guardare se non football”.

Meno implicito invece il seguito:

“Quest’anno ci sono state tante performance importanti ma una in particolare mi ha colpito (e non in positivo): quella in cui la persona chiamata a sedersi nel posto più rispettato del nostro Paese ha fatto l’imitazione di un reporter disabile, una persona che non poteva difendersi. Non riesco a non pensarci perché non era in un film, ma era vita reale. Quando questo istinto ad umiliare viene da un potente, è come se si desse il permesso ad altre persone di fare lo stesso: la mancanza di rispetto porta mancanza di rispetto, la violenza genera altra violenza”.

Tag
Back to top button
Close
Close