Attualità

Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, la messa di Papa Francesco

Si è celebrata stamani in Vaticano, la messa in occasione della “Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato”. Durante la celebrazione, erano presenti 49 paesi, con altrettanti circa settanta rappresentati diplomatici, andando così a formare una platea di circa nove mila fedeli. Durante l’omelia, il Santo Padre si è soffermato sul Vangelo di Giovanni, prendendo spunto dalla seguente frase: “Videro dove dimorava e rimasero con lui”.

Una grande famiglia

I primi ad entrare nella basilica vaticana sono stati in primis i rifugiati ed i migranti, in questa giornata dedicata proprio ad essi. Nove mila persone in tutto e 490 sono stati i presbiteri ed i diaconi a concelebrare con Papa Francesco, provenienti tra l’altro da Ghana, Romania e Nigeria. Anche un folto numero di ministranti ha servito la mensa partendo dall’Indonesia, passando per il Vietnam fino ad arrivare in Guatemala.

Un anno fondamentale

Il tutto avviene in questo inizio 2018, un anno importante per l’ONU. Questo 2018 sarà infatti l’anno importante poiché vengono discussi due accordi globali importanti proprio per quanto riguarda i rifugiati e le migrazioni sicure. Ovviamente anche la Santa Sede è in prima linea, la quale quest’ultima ha presentato un piano di 20 punti, basato su quattro linee guida: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.

Le parole di Papa Francesco

Quest’oggi dunque si celebra la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato ed il

Papa Francesco.

Pontefice ha basato la sua omelia proprio sul Vangelo di oggi. “L’incontro vero con l’altro non si ferma all’accoglienza, ma ci impegna tutti nelle altre tre azioni che ho evidenziato nel Messaggio per questa Giornata: proteggere, promuovere e integrare”; ecco dunque le azioni promosse da Papa Francesco, il quale ha poi continuato: “Non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze”.

Paure comprensibili

Per tal motivo, le comunità locali, spesso: “hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito, “rubino” qualcosa di quanto si è faticosamente costruito”. Paure comprensibili che non sono peccato, ma il vero peccato ha spiegato Papa Francesco: è rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore. Infine, Papa Francesco conclude così la sua omelia: “impariamo tutti ad amare l’altro, lo straniero, come amiamo noi stessi”.

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