Gioia Tauro, Arresti Oggi per Associazione Mafiosa: 12 in Carcere
Blitz antimafia contro la cosca mafiosa dei Piromalli di Gioia Tauro. Dodici persone sono finite in carcere. L’accusa nei confronti degli arrestati è quella di associazione mafiosa.
Il Ros ha effettuato l’ennesima operazione nei confronti di un’organizzazione criminale e questa volta, nelle grinfie delle istituzioni, ci sono finiti dodici esponenti del clan Piromalli che agisce nella zona di Gioia Tauro, in Calabria. Gli arrestati sono finiti in manette con l’accusa di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, truffa ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.
Questo blitz è coordinato dalla Procura distrettuale antimafia ed è collegato all’operazione Provvidenza che meno di un mese fa aveva portato al fermo di altre 33 persone considerate appartenenti al sodalizio criminale di Gioia Tauro. Inoltre, è stato posto sotto sequestro il consorzio Co.p.a.m. di Varapodio che si componeva di oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana, in Sicilia e nel basso Lazio. Le indagini che le istituzioni hanno portato avanti hanno mostrato il livello di potere e d’infiltrazione del clan Piromalli nell’economia locale, in particolar modo nel settore agro-alimentare grazie a degli imprenditori collusi.
BLITZ ANTIMAFIA A GIOIA TAURO: LE ORDINANZE
Quest’ordinanza è stata recapitata a Giuseppe Piromalli, 72 anni detto “facciazza” che è già detenuto e al fratello Antonio Piromalli, 78 anni, detto “u catanisi” che, secondo la Dda, sono i capi del clan che comandano sull’intero mandamento tirrenico e condizionano gli equilibri economici-imprenditoriali. L’indagine ha accertato come Piromalli pur essendo in carcere, riusciva a mandare all’esterno ordini e messaggi per la direzione degli affari del clan. Anche il 78enne Antonio Piromalli avrebbe avuto un ruolo carismatico all’interno della cosca sotto il profilo strettamente operativo poiché pianificava le strategie criminali dell’organizzazione, placava le controversie sorte tra gli affiliati rispetto a problemi non prettamente criminali come la compravendita di terreni, le contese ereditarie e le offerte di lavoro. Infatti, secondo le indagini Antonio aveva il compito di ricomporre i rapporti con i Molè attraverso Michele Molè, 51 anni, coinvolto nella ripartizione dei proventi derivanti dagli affari criminali legati alla gestione del porto.
BLITZ ANTIMAFIA: L’OPERAZIONE DEI ROS A GIOIA TAURO
I Ros, quindi, grazie a questo blitz hanno messo in luce le infiltrazioni dell’organizzazione criminale sia nel settore agroalimentare, documentando lo sviluppo di importanti traffici commerciali, che nel settore turistico-ricettivo attraverso ingenti investimenti di denaro con l’acquisto di strutture alberghiere in zone costiere ad elevata vocazione turistica. In queste indagini, peraltro, sono emerse altre due figure imprenditoriale che, secondo gli investigatori, sarebbero da sempre legati ai Piromalli e per conto dei quali avrebbero avviato un’attività di esportazione di olio verso gli Stati Uniti con la prospettiva di rilevanti introiti derivanti dalla possibilità di commercializzare il prodotto negli ipermercati americani, potendo contare sull’aiuto di Rosario Vizzari che, secondo la Dda, sarebbe il prestanome dei Piromalli in New Jersey.
In questo modo, quindi, il clan calabrese sarebbe riuscito ad entrare nei mercati americani con lo scopo di guadagno e di riciclaggio e i due imprenditori sarebbero stati conosciuti come personaggi importanti nel settore oleario poiché vendevano, a prezzi stracciati, l’olio di sansa facendolo passare per olio extravergine. Proprio per questa ultima frode, anche l’Fbi sta vagliando le ipotesi di frode in commercio e contraffazione alimentare.