Attualità

Fondazione Cultura Democratica, intervista a Federico Castorina

La Fondazione Cultura Democratica è una realtà che si occupa di innovazione legislativa e di analisi e valutazione delle politiche pubbliche.

Sono soprattutto under 35 a far parte di Cultura Democratica e il loro obiettivo è costruire una nuova idea di riformismo promuovendo l’innovazione nelle politiche pubbliche italiane ed europee attraverso idee e competenze della loro generazione. Oggi cercheremo di capire meglio cos’è e cosa fa la Fondazione Cultura Democratica, parlando con Federico Castorina, Presidente della Fondazione.

  • Come nasce la Fondazione Cultura Democratica, quando e perché?

Cultura Democratica nasce nel 2009 per consentire alle giovani generazioni di diventare protagoniste del percorso di riforme del Paese attraverso le proprie idee e competenze. Un’idea innovativa che ha acceso uno straordinario desiderio di partecipazione arrivando a coinvolgere, nel corso di dieci anni di attività, più di diecimila giovani nell’elaborazione di politiche pubbliche e provvedimenti legislativi per Istituzioni italiane ed europee.

  • Dove avete sede e come vi finanziate?

Abbiamo sedi a Roma e Bruxelles ma realizziamo tutte le nostre attività nei territori. Ogni evento, in base ai temi affrontati, assume una rilevanza europea, nazionale o locale e può aver luogo in sedi istituzionali come in piccoli centri. Utilizziamo molto anche il digitale per consentire ai team di rimanere in contatto e ridurre l’impatto ambientale. Nel nostro fundraising assumono grande rilevanza i programmi europei. In particolare penso a Erasmus Plus, dedicato all’istruzione, alla formazione e alla gioventù.

  • Quali sono le principali attività e a chi sono rivolte?

Le nostre attività riguardano principalmente l’innovazione delle politiche pubbliche. Il nostro obiettivo è realizzare un nuovo modello di progresso sostenibile in Italia e in Europa. Per vincere questa sfida ci rivolgiamo soprattutto alle nuove generazioni. Penso siano le più interessate a costruire un futuro migliore. Scopriamo ogni giorno nuove idee fortemente innovative, competenze d’eccellenza e un’inesauribile voglia di essere protagonisti del cambiamento.

  • Quali sono state le iniziative che avete portato avanti nel tempo e quali quelle di cui siete più orgogliosi?

Negli anni abbiamo realizzato numerosi progetti che hanno portato nel cuore delle Istituzioni italiane ed europee idee e proposte concrete per innovare davvero. Penso all’InnovationTour, un lungo viaggio che ha toccato le principali città universitarie italiane, o a Generazione Italia, un impegnativo progetto di workshop con docenti, aziende e parlamentari. Ma l’orgoglio più grande è sicuramente “Hubble: lo spazio delle idee”: un evento straordinario nel quale migliaia di giovani si sono incontrati in una Fortezza nel cuore di Firenze per immaginare all’interno di moderne agorà un futuro migliore.

  • Quanti sono attualmente i soci? Quanti nei vari territori italiani? Chi fa parte oggi del direttivo e con quali deleghe?

La Fondazione è organizzata in un Consiglio scientifico e nella Rete degli Innovatori. Il Consiglio scientifico è formato da nove componenti, tutti under 35, che hanno dimostrato negli anni dedizione e impegno nel curare e coordinare le attività di Cultura Democratica. Nel Consiglio vi è piena parità di genere ed una completa rappresentatività scientifica e territoriale. La Rete degli Innovatori è il tessuto di persone, idee e competenze che consente alla Fondazione di esistere e realizzare le proprie attività. Abbiamo unito un’organizzazione orizzontale ad una partecipazione flessibile fondata sul merito e le competenze.

  • Com’è il rapporto con le altre organizzazioni che operano nel vostro stesso campo? In che modo, se lo fate, collaborate?

In Italia fondazioni di cultura politica e think tank sono sempre meno. Le ragioni vanno cercate sia nella difficoltà di trovare donatori o enti disposti ad investire in progetti di ricerca per le public policy sia nell’assenza di modelli consolidati di interazione tra advocacy, politica e istituzioni. A differenza del mondo anglosassone in Italia l’attività di influenza nel settore delle politiche pubbliche è svolta soltanto in piccola parte da enti no-profit ed istituti di ricerca. La conseguenza è uno svantaggio competitivo strutturale del nostro Paese nel procedimento di analisi e valutazione dell’efficacia dell’azione pubblica. A rimetterci, purtroppo, sono milioni di cittadini e imprese vittime di un’ipertrofia normativa inidonea al raggiungimento degli effetti immaginati dal decisore pubblico.

  • Quali sono le iniziative o le attività che avete in mente per il futuro?

L’emergenza Covid-19 ha costretto l’Italia e l’Europa a cambiamenti improvvisi e radicali sia nello stile di vita dei cittadini che nei sistemi produttivi. Ora dobbiamo avere il coraggio di pensare ad una ripartenza intelligente. È il momento di immaginare nuovi modelli di sviluppo sostenibile, ripensare le nostre città a misura d’uomo, conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro. Dobbiamo attuare nuovi paradigmi per la condivisione della cultura e della conoscenza e introdurre nuovi strumenti di tutela contro le povertà economiche ed educative. Il nuovo progetto della Fondazione si chiamerà “Restart Italia!” e sarà aperto a tutti i giovani italiani ed europei.

  • Qual è la situazione in Italia dal vostro punto di vista? Vedete dei cambiamenti nell’ultimo periodo?

L’Italia ha uno straordinario potenziale destinato a rimanere inespresso a causa di criticità conosciute e documentate da tempo. Penso alla carenza di infrastrutture, anche digitali, soprattutto nel mezzogiorno; al combinato disposto tra stratificazione normativa e lentezza della giustizia civile; all’assurdo contemporaneo primato per livello di imposizione fiscale e per tasso di evasione in ragione del quale alla fine soltanto gli onesti pagano per tutti. Purtroppo in questi anni la conflittualità politica, soprattutto all’interno delle coalizioni di governo, ha obbligato troppo spesso il Paese ad accettare compromessi a ribasso. Da un lato, si è evitato di affrontare alcune riforme strutturali non più rinviabili e, dall’altro, sono state investite ingenti risorse in politiche pubbliche che non si sono dimostrate all’altezza delle sfide.

  • In cosa bisogna investire per migliorare?

Abbiamo bisogno di un sistema istituzionale che garantisca un’azione di governo coerente con l’obiettivo di realizzare una grande stagione di riforme per la crescita sostenibile, la sicurezza sociale, il made in Italy e l’innovazione tecnologica. Dobbiamo investire nelle nuove generazioni consentendo al merito di esprimersi, soprattutto attraverso la semplificazione normativa, la lotta alla corruzione e l’introduzione di un sistema di promozione sociale basato sulla formazione e il lavoro. Ci aspetta un grande sfida a livello italiano ed europeo e la fondazione Cultura Democratica è pronta a dare, come sempre, il proprio contributo.

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