Fluxus, ”Non si sa dove mettersi” nuovo album
Franz Goria alla voce e chitarra, Luca Pastore alla chitarra e al basso, Roberto Rabellino alla batteria e Fabio Lombardo alla chitarra, ci portano come sanno fare nel loro lamento pieno di rabbia che vuole cambiare le pagine che verranno e per farlo mettono in evidenza l’umore nero dell’uomo.
Il disco nuovo ‘guadagnato’ attraverso una campagna crowdfunding – attraverso la piattaforma Musicraiser – ha radunato i numerosi estimatori che in questi anni i ragazzi torinesi hanno conquistato con il loro approccio vero e pungente espressione del loro tempo. “Non si sa dove mettersi” prende spunto dalla vita, l’atmosfera è puramente hardcore da molti punti di vista e viene fuori tutto il mal di vivere, la solitudine, l’ingranaggio spietato della società che ti logora e questo fino alla fine dei tuoi giorni.
Le canzoni
“Nei secoli fedeli” per raccontare di questi pseudo-eroi imbattibili senza coscienza che stanno al potere e sono baciapile dall’inizio alla fine dei loro mandati.
“Prescrivimi qualcosa” inizia lugubre con il basso in primo piano e nella storia si rincorre una ragazza che in realtà impersona il bisogno di un po’ di umanità da parte della vita che diventa sempre più fredda, glaciale e si entra nel loop di una richiesta d’aiuto che diventa una supplica disperata a cui nessuno risponderà.
“Gli schiavi felici”, in una sorta di marcia melodica, si elencano tutti gli estremismi della nostra società che portano verso il baratro inevitabilmente e diventa l’ingiustizia la sola certezza. Si ripensa a quando da piccoli ci dicevano che bisognava stare buoni, bisognava stare attenti, bisognava ringraziare ma poi ci chiede dov’è il benessere collettivo e soprattutto la pace promessa in cambio. Come in un spirale si arriva allo stesso risultato che non ci farà spostare di un millimetro.
“Alieni per la strada” una lotta tra se stessi e il mondo che ci vuole imprigionare, perché “il senso delle cose è solo un senso per loro”, parafrasandoli. Così le risposte che un tempo cercavamo ormai non ci sono più utili, meglio alienarsi.
Un disco che fa riflettere e conforta in molti momenti per quel mondo migliore che sogniamo sempre e comunque.